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CAPACITA', LEGITTIMAZIONE, STATUS

Dopo avere analizzato, nel corso del precedente anno, le principali impostazioni dottrinali e giurisprudenziali sul tema, si ritiene necessario, alla luce di recenti pronunciati, soffermarsi su alcune questioni dogmatiche sollevate dalle nozioni di capacità, legittimazione e status. L’attenzione, in particolare, è destinata a concentrarsi sul momento di acquisto della capacità, in quanto condizione imprescindibile per il successivo riconoscimento della titolarità di situazioni giuridiche, personali e patrimoniali. Se il dettato dell’art. 1 c.c. sembra escludere in nuce una capacità prenatale, e se, come vuole un’attuale Cassazione, “la protezione del nascituro non passa necessariamente attraverso la sua istituzione a soggetto di diritto”, essendo una simile qualità unicamente “attribuzione normativa funzionale all’imputazione di situazioni giuridiche e non tecnica di tutela”, è innegabile, nondimeno, che quando si tratta dell’inizio della vita non è possibile trincerarsi dietro certezze ritenute acquisite ed indiscusse. Non mancano, del resto, impostazioni volte ad riconoscere in capo al nascituro titolarità attuale di interessi “di contenuto elementare” legati a valori etici dell’uomo. Il superamento, rispettivamente, della ricordata teoria organica e di quella atomistica segna, d’altronde, il venir meno della fisicità quale condizione perché l’individuo assuma rilevanza giuridica e riceva tutela. La caduta della “grande illusione della Pandettistica”, si accompagna, a sua volta, all’abbandono, sempre più evidente e consacrato nel tempo, (altresì) a livello normativo, del tentativo di trasferire il soggetto, con tutte le sue caratteristiche e qualità, dal piano filosofico-giusnaturalistico a quello giuridico ed a renderlo, per tale via, oggetto del diritto”. La ricerca, pertanto, muove da simili sollecitazioni per approdare ad una riformulazione delle tradizionali nozioni di capacità, legittimazione e status.