Research | Funded Projects
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TREND EVOLUTIVI DELL'ECONOMIA ITALIANA E MERIDIONALE NEL PRIMO TRENTENNIO DEL 900. UN APPROCCIO IN CHIAVE DI PATH DEPENDANCE, TRA WAR ECONOMY E MILITARY INDUSTRIAL COMPLEX.
Molti motivi dello sviluppo e, insieme, di critica all’assetto attuale del sistema economico italiano affondano le loro radici negli avvenimenti e nei fenomeni riscontrabili nel primo trentennio del ‘900. In particolare, facendo riferimento al settore più moderno (ovvero quello della grande industria), tale nesso appare meritevole di attenta analisi.L’adozione di una metodologia di ricerca di matrice storico-economica impone peraltro la necessità di analizzare metodicamente la fase congiunturale in cui venne a cadere la Grande Guerra, in quanto è asseverato che dopo la fase di effervescenza dei primi anni del secolo, nel settennio successivo alla crisi del 1907 i settori fondamentali dell’industria mostrarono progressi molto lenti, richiedendo svariati interventi delle banche e dello Stato, attraverso spregiudicate operazioni finanziarie e cospicue commesse statali (in specie nel settore dei trasporti e della siderurgia).Il quadro dell’economia italiana all’alba della Grande Guerra era preoccupante, sicché maturò la convinzione che solo la guerra avrebbe potuto offrire un’occasione di rilancio dell’economia. In specie il mondo dell’industria vi intravide una propizia occasione per stimolare la ripresa produttiva e per liberarsi dai vincoli del capitale straniero.In generale c’è da dire che l’allargamento di competenze del soggetto pubblico si rifletté nell’organizzazione stessa del potere statale che però, al tempo stesso, sembrò dominato dagli interessi dei poteri forti dell’economia, ovvero le banche e la grande industria. Tuttavia, lungi dal divenire uno Stato forte, in grado di comandare autonomamente le leve di gestione dell’economia e di subordinare l’interesse privato a quello pubblico, esso appare un soggetto ingombrante, soggetto alle pressioni più diverse e contrastanti del mondo industriale e finanziario.L’intervento statale si esplicò nel rifornimento di materie prime e combustibili alle industrie dette “ausiliarie”; nella statalizzazione del trasporto terrestre e marittimo; nell’approvvigionamento e distribuzione di derrate alimentari. Per organizzare la macchina bellica furono perciò creati nuovi organi e ministeri, come quello dei Trasporti marittimi e ferroviari, degli Approvvigionamenti e Consumi, oltre ad una serie di sottosegretariati e commissariati, con la partecipazione diretta di esponenti dell’impresa privata.La struttura più importante fu il sottosegretariato per le Armi e Munizioni, che, creato nel 1915, dopo un biennio assurse al rango di ministero. Esso operava e si articolava in un comitato centrale e in 7 comitati regionali (che poi sarebbero aumentati a 11), in cui militari e funzionari della pubblica amministrazione erano affiancati da industriali, tecnici ed esponenti sindacali.Calamitarono, questi comitati di mobilitazione, una serie di impegnativi compiti, che andavano dalla scelta dei materiali da produrre all’acquisto delle materie prime, alla loro assegnazione alle singole aziende; dall’assegnazione delle commesse al controllo qualitativo e quantitativo della produzione. Non mancavano poi compiti inerenti alla disciplina interna delle aziende (condizioni di lavoro della manodopera, contrattazione salariale, assistenza e previdenza).Gli stabilimenti “ausiliari” erano concentrati, in prevalenza, in Lombardia, Piemonte, Liguria e in Campania; comprendevano sia grandi fabbriche moderne sia piccole unità produttive, ed erano impegnate, in via diretta e indiretta, a fornire tutta la gamma di armamenti, munizioni, materiali, mezzi di trasporto richiesti dall’esercito.Come hanno scritto Romeo e Caracciolo la guerra rappresentò una rottura nell’opera di progressivo sviluppo dell’economia nazionale, in quanto ne accelerò alcune tendenze ancora latenti, portando a compimento alcuni significativi processi in termini di innovazione già avviati nel quadro dell’economia di pace. Su questi aspetti di innovazione e di riposizionamento del sistema industriale intenderemmo focalizzare la ricerca.
Department | Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES | |
Principal Investigator | SANTILLO Marco | |
Funding | University funds | |
Funders | Università degli Studi di SALERNO | |
Cost | 2.269,00 euro | |
Project duration | 7 November 2014 - 6 November 2016 | |
Proroga | 6 novembre 2017 | |
Research Team | SANTILLO Marco (Project Coordinator) CARLUCCI Fabio (Researcher) DI SALVIA Biagio (Researcher) MONTAUDO Aldo (Researcher) PIROLO FRANCA (Researcher) ROSSI Roberto (Researcher) |