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Coniugare le nuove tecnologie con i beni culturali rappresenta una delle grandi sfide dei nostri giorni. Non solo per gli infiniti ambiti di ricerca e di applicazione che si creano ma per creare e rafforzare soprattutto nelle nuove generazioni quel legame indispensabile con i luoghi del nostro vissuto quotidiano.

Tecnologie innovative e sperimentali applicate ai contesti reali del nostro territorio per valorizzare e per tutelare un patrimonio identitario e culturale che deve essere preservato e protetto.

“Una nuova strada è possibile per manifestare un sentimento di rinnovata affezione verso il territorio, i beni comuni, il patrimonio culturale?”

Sembrerebbe proprio di si. La tecnologia rende più coinvolgente ai nostri occhi il territorio, con le sue tante risorse.

Molte le sperimentazioni che hanno coinvolto percorsi culturali e soluzioni tecnologiche che hanno migliorato il livello e la qualità dell’interazione con gli utenti. E molte le esperienze che coinvolgono anche i centri storici urbani.

La capacità del territorio di appropriarsi di queste possibilità pone una sfida, sulla base della quale potrà giocarsi anche una parte consistente del ruolo sociale che i beni culturali avranno nel prossimo futuro.

Esaltazione inerte della propria testimonianza storica o volontà di ripensare il proprio ruolo culturale e sociale al centro di una mappa cognitiva basata su tecnologia e know how che interconnette i vari ambiti della società civile?

Forte il contributo dell’Ateneo Salernitano in questa direzione attraverso il Distretto ad alta Tecnologia per i Beni Culturali – DATABENC – che aggrega l’Università degli Studi di Salerno e l’Università di Napoli Federico II con Enti di Ricerca e Aziende, nato per sviluppare innovazione sui beni culturali, ambientali e sul turismo.

Il DATABENC, attraverso un specifico progetto - Tempi Connessi – ha inteso rafforzare la presenza dell’Università sul territorio e contribuire al rilancio economico e culturale della città.

Attraverso alcuni interventi specifici, digitalizzazione e creazione di una smart community nella quale la tecnologia rappresenta il mezzo per effettuare il passaggio dalla città industriale alla città digitale, si va nella direzione di Salerno Smart City.

In particolare, nel centro storico della città, per Palazzo Fruscione e San Pietro a Corte, è in corso un Open Lab per sperimentare un processo di digitalizzazione, applicando soluzioni di tutela, valorizzazione e fruizione sostenibile che unite all’innovazione tecnologica consentono nuove possibilità di fruizione del servizio culturale e turistico.

Via libera dunque a Smat App contestuali che, sfruttando la geolocalizzazione tramite GPS e utilizzando la capacità di scansione QR code, consentiranno agli utenti di ricevere informazioni sui percorsi di interesse culturale del Centro Storico di Salerno, Atlanti della Conoscenza per ricevere informazioni sul patrimonio culturale in modo georeferenziato, tracciando le mutazioni della città attraverso una carta archeologica, Digital Library che utilizzano fonti e manoscritti.

Ma rendere Smart Salerno non significa solo intercettare nuove modalità di valorizzazione e fruizione della nostra città, creare un rinnovato sentimento verso la nostra storia e le origini di ciascuno di noi. Significa anche monitorare il territorio, incrementare il livello di sicurezza e di illuminazione, analizzare le presenze e i flussi, educare la comunità alla tutela e alle fonti energetiche innovative.

Insomma significa essere attori di un cambiamento, di un rinnovato sentimento di affettività verso le nostre città e il patrimonio artistico, storico e culturale che custodiscono. Consumatori, attraverso le tecnologie, di saperi, tradizioni e storie.

Concept idea, elaborazione e adattamento dei testi a cura di
Vittoria Marino - Delegato alla Comunicazione UNISA

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Massimo DE SANTO
Consigliere di Amministrazione DATABENC