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ANIMA,VITA E MOVIMENTO NEL NEOPLATONISMO

Benché sia stato poco studiato dagli studiosi, il tema della relazione tra anima, vita e movimento risulta centrale in tutta la tradizione neoplatonica, a partire da Plotino stesso. Egli, riprendendo a più riprese il passo 248e6-249d5 del Sofista, ove Platone afferma che nell’essere sono necessariamente presenti kinesis, zoe, psyche e phronesis sottolinea come l’essere, in virtù della sua identità con il pensiero, debba venir concepito come qualcosa di vivo e vitale, poiché intrinsecamente caratterizzato da una relazionalità dinamica. Plotino, sulla base del testo platonico, in cui l’essere viene inteso come symploke, intreccio di identità/quiete e di differenza/movimento, concepisce l’ipostasi del Nous come animata dal pensiero nella sua identità con l’essere. La “vitalità” dell’essere costituisce la natura stessa della realtà intelligibile, che è a sua volta il fondamento della ipostasi dell’Anima, nella quale la vita e il movimento si manifestano ad un maggior livello di determinazione e pluralità. Soprattutto in due passi delle Enneadi Plotino ribadisce con forza la vitalità dell’essere. Il primo è Enn. V 4 (7), 2, 43 segg., passo che va letto come una ripresa di Sofista 248e6-249d5 in chiave “anti-parmenidea”: l’essere non è una entità inanimata, una “cosa morta”, privo di movimento e di molteplicità, bensì è intrinsecamente relazionale. Nello stesso senso si può leggere anche Enn. VI 9 (9), 2, 24 segg., ove il concetto di vitalità dell’essere viene nuovamente ribadito e direttamente connesso alla sua natura pensante. Tali passi consentono anche di far luce sul significato del difficile trattato V 6 (24), in cui viene sviluppato il tema della relazione fra le ipostasi, ed in particolare tra Intelletto e Anima.Entro una prospettiva assai simile – a sua volta meritevole di specifici approfondimenti – a quella plotiniana procede anche Proclo in contesti in cui egli sembra riprendere la concezione delle ipostasi dell’Intelletto e dell’Anima. Particolarmente interessante appare un passo del I libro della Teologia Platonica, il capolavoro procliano, e precisamente I, 14, pp. 65,14-66,14. In esso viene ripreso il tema del rapporto tra realtà intelligibile e Anima. Il Nous è inteso come «il principio causale originario di ogni movimento» e «la fonte di ogni vita», universale o particolare che sia. Al contempo, nella prospettiva procliana, la vita, il cosmo e anche l’Anima stessa, per via del loro legame originario con il Nous, concepito esso stesso come una specifica dimensione divina, vengono divinizzati. Secondo tale concezione, sulla quale poggia l’intero impianto concettuale della Teologia Platonica, tutto il reale in tutte le sue diverse articolazioni è, secondo l’espressione che Proclo riprende da Talete, “ricolmo di dèi”. Ciò appare con la massima evidenza soprattutto nei capp. 179-185 del Commento al Cratilo e, ampiamente, nei libri centrali del Commento al Timeo: in questi testi tutta la vita e la vitalità della dimensione encosmica è ricondotta all’attività generatrice dei diversi livelli divini che costituiscono il reale, fino ad arrivare all’azione del Demiurgo stesso, identificato da Proclo con lo Zeus intellettivo, origine, fonte e causa – alla luce dell’interpretazione para-etimologica del suo nome – del “vivere” stesso.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.550,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 11 Dicembre 2015
Gruppo di RicercaTAVOLARO ANGELO (Collaborazione al Coordinatore)
ABBATE Michele (Coordinatore Progetto)