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LE UTOPIE MINORI NELLA LETTERATURA MODERNA

Alla fine del Cinquecento e durante i due secoli successivi il genere inaugurato da Thomas More con l’Utopia ebbe uno straordinario successo e un’inaspettata diffusione. Fogli propagandistici, pamphlet, romanzi e anche storie circoscritte in più ampi trattati, prospettarono terre ideali dove una natura generosa e un governo giusto rendessero felice la vita degli abitanti di quei luoghi. Tendenzialmente i motivi e le modalità di questa stagione fertile della letteratura utopistica sono da ricondurre, in prima istanza, alla riscoperta della Repubblica (e delle Leggi) di Platone e all’Utopia di Thomas More. Tuttavia, nella seconda metà del Seicento, non va trascurata l’influenza del baconismo (veicolata anche attraverso la pubblicazione postuma della New Atlantis) e della Città del sole campanelliana (soprattutto se pensiamo al dibattito suscitato dal testo nella Germania protestante). Queste opere diffusero una serie di stimoli raccolti e poi rielaborati da intellettuali di diversa sensibilità culturale. Trattatisti politici, poeti, filosofi furono attratti dal fascino delle comunità ideali. Si dedicarono a progetti utopici "circoscritti": M. Cavendish, G. Plattes, De Busens, V. Sgualdi, J. Eliot, P. Sidney, S. Gott etcNon sempre tali autori si misurarono frontalmente con gli iniziatori del genere, spesso i progetti utopici si trovano “dentro” un’opera di altro argomento oppure sono la parte fantastica (quasi un compendio di desideri per il futuro) collocata in un testo di riforme realizzabili. Per essere più chiaro, citerò l'Arcadia del poeta inglese Philip Sidney come esemplare del primo tipo (un "ridotto" disegno utopico che si trova ll'interno di un'opera che vanta numerosissimi temi) mentre The Picture of a perfect Common Wealth di Thomas Floyd e i Novae Solimae libri sex di Samule Gott appartengono al secondo (utopie che propongono, all'interno di opere fantastiche, riforme realizzabili).E' interessante notare che molti di questi progetti utopici riguardano l'amministrazione della giustizia, l'equilibrio tra reato e pena, la violenza eccessiva di talune misure repressive. In quasi tutti i profili di città ideali l'aspetto del disciplinamento non si basa sulla punizione quanto sulla prevenzione. L'utopista ritiene di rimuovere a-priori le cause dei fattori criminogeni e non intervenire, più o meno duramente, quando il crimine è compiuto. L'approccio a tale problema appare molto avanzato rispetto al tempo in cui i testi in esame furono prodotti. Come aveva sostenuto L. Firpo, l'utopia si conferma "un messaggio nella bottiglia" che l'autore invia ai posteri.Non è superfluo ricordare che questi scritti, ancora approssimativi nella forma e nella formulazione del progetto ideale, anticipano e preparano la stagione illuministica nella quale Bronislaw Backzo vede l'età dell'oro dell’utopia.

StrutturaDipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione/DISUFF
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo2.085,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 31 Dicembre 2015
Proroga10 dicembre 2016
Gruppo di RicercaCAMBI Maurizio (Coordinatore Progetto)