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EDIZIONE CRITICA DEL ROMANZO GUILHEM DE LA BARRA (XIV SECOLO)

A differenza di quanto potrebbe apparire, considerando l’esiguo corpus di opere pervenuteci, parlare di narrativa occitana non è, in realtà, un compito così semplice, a meno che non ci si voglia accontentare delle conclusioni, alquanto ‘affrettate’ e ‘riduttive’ che, nella maggior parte degli studi condotti su questo argomento, sono sfociate in giudizi ‘negativi’ o, nel migliore dei casi, in valutazioni ‘altalenanti’. Il compito poi diventa ancor più arduo quando si vuole tentare una rivalutazione di queste opere, di cui alcune lacunose o frammentarie, districandosi tra pareri contrastanti o, come già sottolineato, sfavorevoli, battendo percorsi interpretativi fino ad ora poco, o inadeguatamente esplorati, attraverso una rilettura dei testi da un punto di vista diverso, ovvero alla luce di parametri di valutazione insufficientemente considerati. Preciso che il fine del mio lavoro non è assolutamente quello di esaltare indiscriminatamente tutta la narrativa occitana, qualificando ogni opera come un capolavoro letterario ‘incompreso’, e non è neppure mia intenzione discutere sulla ‘autorità’ o meno, peraltro del tutto soggettiva, di queste narrazioni in seno alla letteratura europea medievale. Ciò su cui vorrei invece focalizzare la mia attenzione, è sulla concreta validità dell’approccio critico condotto fino a qualche tempo fa nella lettura e, conseguentemente nella valutazione, dei singoli componimenti ed in particolare sul romanzo intitolato Guilhem de La Barra.La maggior parte dei testi non-lirici occitani si situano tutti tra la fine del XII secolo e tutto il XIII. Si tratta di solo dieci opere di cui alcune frammentarie. Ciò che però sorprende è il fatto che pur rispettando i canoni fondamentali del racconto i testi appaiono ‘eterogenei’ ovvero non si inseriscono con precisione in un determinato genere narrativo. Si ha infatti l’impressione che i confini tra un genere e l’altro si siano sfaldati e che i tratti distintivi dell’uno e dell’altro si siano sovrapposti. Secondo il mio parere è proprio in questo tratto, considerato a partire da Limentani un aspetto caratterizzante di tutta la produzione narrativa occitana, ma non per questo ritenuto sempre un elemento nodale nello studio dei testi, che si colloca l’interesse e l’originalità del Guilhem de La Barra e delle altre narrazioni provenzali. E’ quindi nel suo ‘ibridismo’, nella sua intertestualità, nel suo aspetto polifonico che si nasconde la vera ‘chiave di lettura’ di quest’opera. Inoltre, questo rapporto dialogico tra temi, motivi, allusioni letterarie, religiose e folcloriche, è riproposto al pubblico attraverso un abile rimaneggiamento in chiave parodica. E ancora, il frequente ricorso dell’autore alla parodia, che a volte sfocia nella comicità, si interseca con l’apparente realismo del testo, prodotto dall’introduzione di veritiere e minuziose descrizioni delle consuetudini sociali, cavalleresche e giuridiche del tempo, dall’attenzione per i particolari e dai molteplici commenti dell’autore che, da un lato tendono ad attualizzare l’azione in un momento storico recente, dall’altro si presentano come momenti di introspezione psicologica dei personaggi.Un altro aspetto originale del testo risiede nello stile e nella lingua utilizzata dall'autore, molto versatile e ricca di francesismi. La lingua del Guilhem de la Barra si avvicina molto a quella del Jaufre e del Flamenca il che ci potrebbe indurre a considerare l'esistenza di una koiné linguistica propria della narrativa occitana.

StrutturaDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.200,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 11 Dicembre 2015
Proroga10 dicembre 2016
Gruppo di RicercaGALANO Sabrina (Coordinatore Progetto)