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IL LAVORO A TERMINE NELLE RECENTI RIFORME DEL MERCATO DEL LAVORO

La copiosa produzione giurisprudenziale intervenuta nel primo decennio di applicazione del d.lgs. 368/2001, pur ponendo alcuni punti fermi rispetto all’interpretazione della nuova disciplina in materia di lavoro a tempo determinato, contribuisce solo in parte alla riduzione dei margini di incertezza prodotti dalla riforma del 2001. Ciclicamente la disciplina del contratto a termine, malgrado i citati assestamenti giurisprudenziali, viene investita da ripetuti interventi di modifica ispirati a linee di politica del diritto non certo univoche. Il gruppo di ricerca intende, in primis, muovere da un'attenta ricostruzione del complesso e stratificato quadro normativo. Dalla prima rilevante novella introdotta dalla l. 24 dicembre 2007 n. 247, “punta di diamante della lotta alla precarietà” , che tenta di operare un giro di vite alla regole limitative del lavoro a termine: sia mediante l’affermazione secondo cui il rapporto di lavoro è di regola a tempo indeterminato, inserita come premessa all’art. 1 del d.lgs. 368/2001, sia attraverso la fissazione di limiti massimi di durata di più contratti a termine tra lo stesso datore e lo stesso lavoratore, sia infine, realizzando una radicale revisione delle regole sul diritto di precedenza.A meno di sei mesi dall’entrata in vigore della citata novella, un nuovo intervento legislativo riapre i lavori del cantiere. Il cambio del Governo e con esso della politica legislativa in materia di lavoro produce immediati effetti sulla disciplina del contratto a tempo determinato: il d.l. 25 giugno 2008 n. 112, malgrado tocchi pochi punti del d.lgs. 368/01, appare come una vera e propria controriforma, nella misura in cui allenta alcuni vincoli, vecchi e nuovi, all’utilizzo del contratto a termine. In primo luogo, interviene sul c.d. “causalone” di cui all’art. 1, co. 1, specificando che le esigenze giustificative possono essere riferite anche alla ordinaria attività dell’impresa; in più, affida alla contrattazione collettiva il compito di graduare i limiti di durata massima appena introdotti dalla novella del 2007.La descritta attività di ricostruzione del "puzzle" normativo in materia di contratto a termine non può non tener conto delle novità introdotte, su tale versante, dalla l. 183/2010, più nota come Collegato Lavoro. E’ in questo descritto e tormentato scenario normativo che si colloca la norma in parola, perseguendo l’ambizioso obiettivo di fornire al sistema del lavoro temporaneo un maggior grado di certezze e stabilità attraverso la fissazione di un rigido sistema di decadenze per l’impugnazione del termine di un contratto di lavoro e la determinazione in via forfettizzata di un risarcimento del danno in caso di accertata illegittimità del termine. L'attività di ricerca avrà infine ad oggetto l'esame delle norme che da ultimo hanno innovato, non poco, l'assetto della disciplina del lavoro a termine: a cominciare dalla l. 92 del 2012, nota come legge Fornero, che oltre ad infrangere il tabù dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, ha altresì determinato un rilevante vulnus al principio di causalità per l'accesso al contratto a termine posto dall'art. 1 del d.lgs. 368/2001 e fino ad allora mai messo in discussione dai ripetuti interventi legislativi che hanno investito la tormentata regolamentazione di cui al d.lgs. 368/2001.Infine il Gruppo di ricerca analizzerà se ed in che termini le ultime citate innovazioni della disciplina potranno ritenersi compatibili ed in linea con i vincoli e gli obiettivi posti dalla direttiva comunitaria n. 1999/70/CE.

StrutturaDipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo750,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 11 Dicembre 2015
Gruppo di RicercaQUARANTA Mario (Coordinatore Progetto)
D'AMATO Paolo (Ricercatore)
GALIZIA CARMEN (Ricercatore)
LUCIANI Vincenzo (Ricercatore)