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BAGNOLI: UNA DIFFICILE TRANSIZIONE

In una prima istanza si procederà a "costruire" il quadro d'indagine o "sfondo", secondo le domande e gli obiettivi specifici della ricerca; ai fini della rilevazione delle informazioni si adotterà l'approccio qualitativo nell'ottica delle grandi teorie della sociologia qualitativa, quali la micro-sociologia interazionista di E. Goffman, l'etnometodologia di H. Garfinkel e la grounded theory di Glaser e Strauss. Ci si propone infatti di indagare la percezione e la rappresentazione di una trasformazione urbana in gran parte fallita, come quella legata alla riconversione dell'area industriale di Bagnoli, dismessa ormai da vent'anni. In particolare saranno raccolte le testimonianze e le narrazioni di testimoni chiave, privilegiati e significativi (Gianturco 2004). Per testimoni chiave s'intendono gli addetti alla trasformazione urbana, esperti e responsabili della STU "Bagnolifutura"; i testimoni privilegiati saranno individuati tra gli esponenti di associazioni e comitati di cittadini, ex lavoratori Italsider, rappresentanti della municipalità, giornalisti attenti alla questione; i testimoni significativi saranno selezionati tra gli abitanti comuni del quartiere, sia quelli "storici" sia i nuovi residenti, trasferitisi nel quartiere da altre zone della città perché attratti dalla prospettiva di riqualificazione del territorio.Nel comporre i tre gruppi di riferimento (per un totale di 60 unità), si terrà conto di una equilibrata rappresentatività dal punto di vista dei generi e delle generazioni. Tra gli strumenti, oltre alle interviste focalizzate e ai focus group, è prevista l'osservazione partecipante a momenti salienti della vita del quartiere. Tutto ciò in vista della finalità precipua dello studio di caso che è quella di comprendere gli atteggiamenti e l'agire dei diversi soggetti, in relazione al tema della mancata riconversione dell'area e di una transizione comunque in atto, sia pure in forme e modi lontani dai grandi piani di trasformazione elaborati tra la seconda metà degli anni '90 e il 2005, anno dell'approvazione definitiva del PUE (Piano Urbanistico Esecutivo). L'immagine che l'ex quartiere industriale e operaio restituirà di sé e le prospettive di futuro che si andranno a rilevare ci diranno qual è oggi il rapporto tra gli abitanti e il loro spazio di vita. Si potrà così verificare come una determinata dimensione fisico-spaziale abbia inciso nelle relazioni sociali e nell'identità stessa delle persone e della "comunità". In questo lavoro di osservazione, di analisi e d'interpretazione si attingerà in particolare al metodo di K. Lynch (1960; 1976) e alle sue "mappe mentali", al fine di cogliere quale apporto gli individui possano dare all'"urban design" in base alla propria memoria, al proprio immaginario e ai significati che essi attribuiscono all'ambiente fisico in cui vivono. In questo senso, la ricerca si propone anche di dare un contributo concreto alla ripresa e alla realizzazione di un progetto di trasformazione non più rinviabile, attraverso una pratica partecipativa che fino ad oggi è rimasta di fatto fuori dalle logiche della transizione, nonostante il richiamo ricorrente a concetti quali "memoria", "identità", "ripristino della vocazione naturale dei luoghi" nei vari documenti della pianificazione urbanistica. Concetti che sembrano indicare una ricerca di consenso piuttosto che una vera volontà di coinvolgimento attivo della popolazione.

StrutturaDipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione/DISUFF
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.635,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 11 Dicembre 2015
Gruppo di RicercaSELVAGGIO Maria Antonietta (Coordinatore Progetto)