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AUTOCOSCIENZA E IDENTITA' DI GENERE NELLA MEDEA DI EURIPIDE

Il progetto di ricerca, incentrato sulla dicotomia autocoscienza / identità, che sostanzia di sé il personaggio di Medea, prende le mosse da una celebre pagina della 'Poetica' di Aristotele (1453b-1454a). In essa viene elaborata una classificazione morfologica della praxis tragica lungo il duplice asse "agire / non agire" e "sapere / non sapere", in virtù della quale la Medea di Euripide assurge a paradigma di quei personaggi che, nel solco di un'antica tradizione poetica, agiscono sulla scena con assoluta consapevolezza ed informazione (gr.: eidotas kai gignoskontas). Il dato della consapevolezza si estrinseca, nella tragedia, in un ampio ventaglio di attitudini: competenza nelle arti magiche; capacità di controllo e di dominio sulla realtà che la circonda, anche attraverso una strategia della manipolazione e dell'inganno; abilità dialettica e retorica nel confronto con l'interlocutore di turno, sia esso Creonte o Giasone o lo stesso Coro delle donne corinzie; coscienza di sé e della propria condizione, in riferimento tanto ai dati specifici della sua personale vicenda, quanto, soprattutto, allo status di subalternità della donna in generale.Tuttavia, l'elemento della coscienza di sé, pur così fiera e orgogliosa (gr.: authadia), deve fare i conti - e qui risiede l'aspetto più originale e innovativo della ricerca - con un processo di costruzione dell'identità femminile fortemente condizionato dai patterns della cultura androcentrica della polis.Sicché la tragedia dell'infanticidio si consuma nel fuoco di una contraddizione insanabile tra l'aspirazione di Medea ad una propria soggettività autonoma e l'acquiescenza a quel mondo valoriale maschile, oggetto della sua contestazione.

StrutturaDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo400,00 euro
Periodo7 Novembre 2014 - 6 Novembre 2016
Gruppo di RicercaTIRELLI Aldo (Coordinatore Progetto)
LAZZERI Massimo (Ricercatore)