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MATILDE DI TOSCANA: STRATEGIE DI LEGITTIMAZIONE DEL POTERE FEMMINILE

Il 2015 coincide con il nono centenario della morte di Matilde di Toscana, nata a Mantova nel 1046 e spentasi a Bondeno il 24 luglio 1115, e questa ricorrenza sollecita il ripensamento di un tema cui ho già dedicato attenzione in precedenti studi: la analisi delle strategie comunicative visuali relative al ruolo politico e dinastico della Comitissa, da lei stessa programmate durante la sua vita e adattate, da parte di enti religiosi e laici, nei decenni immediatamente seguenti alla sua scomparsa al consolidamento dei privilegi da lei concessi.. Matilde infatti fu l’erede dei possedimenti italiani del padre Bonifacio (985-1052), signore di un vasto territorio tra Parma, Mantova e Firenze dal 1007 e Marchese di Toscana dal 1027, ma anche di quelli della madre, Beatrice di Lorena (1017-1076), grande feudataria della Lotaringia e nipote di Corrado II il Salico. Matilde governò per lungo tempo una vasta estensione territoriale, che sostenne un ruolo centrale durante la contesa fra Papato e Impero, nota come la “Lotta per le investiture”, contesa che si sarebbe composta solo dopo la sua morte, con il Concordato di Worms del 1122. Se in questo scontro la pubblicistica di ambedue le parti produsse una straordinaria quantità di scritti polemici, un ruolo fondamentale a tutti i livelli fu sostenuto anche dalle di immagini di propaganda , sia attraverso l’impiego di iconografia politiche legittimanti ben consolidate, che mediante la messa a punto di nuovi schemi simbolici e narrativi. La eccezionale posizione di Matilde come unica personalità politica femminile detentrice di potere in modo autonomo, e non come reggente per un marito assente o un figlio minorenne, ha già suscitato numerose indagini, ma la figura che ne emerge è principalmente presentata come la paladina della Chiesa, in linea con la tradizionale interpretazione di ascendenza neoguelfa, che aveva fatto di Matilde la legittima sostenitrice del potere temporale del Papato. I più recenti studi storici hanno invece sottolineato la svolta filoimperiale degli ultimi anni e il suo ambiguo atteggiamento nei confronti delle nuove forze cittadine e della nascente comunità dei giuristi di Bologna. La presente ricerca intende contestualizzare le immagini di Matilde, provenienti prevalentemente da sigilli e da manoscritti miniate, nei differenti momenti della lunga vita della comitissa, che nei 65 anni di vita non solo mutò di posizione nei confronti delle due principali auctoritates, ma dovette confrontarsi con due differenti, quanto infelici, matrimoni dinastici, prima con Goffredo il Gobbo della Bassa Lorena (169-1076) e poi con Guelfo V di Baviera (1089-1095). Particolare attenzione verrà riservata a due cicli di immagini programmate post mortem, quelle relative alla sua sepoltura originaria a San Benedetto al Polirone, e quelle della Relatio translationis corporis Sancti Geminiani (Modena, Archivio Canonicale, ms. O. II), a torto ritenute semplicemente copia di un originale sistema allestito al tempo della edificazione della cattedrale di Modena (1099-1106).Per meglio chiarire la straordinaria duttilità della “immagine matildica”, determinata in parte dall’anomala origine del suo potere, una ulteriore parte della ricerca sarà dedicata al confronto con le immagini relative ad altre figure contemporanee, o quasi, quali Beatrice di Lorena, Sichelgaita, Alénor d’Aquitaine.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.720,00 euro
Periodo7 Novembre 2014 - 6 Novembre 2016
Proroga7 novembre 2017
Gruppo di RicercaZANICHELLI Giuseppa (Coordinatore Progetto)