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L'EMPEIRIA DEI FILOSOFI: LA METRETICA SITUAZIONALE IN PLATONE

All'inizio del VI libro della Repubblica (484 A-E), dopo avere ribadito che l'assegnazione del governo delle città ai filosofi si legittima sulla base del sapere eccezionale di cui essi dispongono, Platone sostiene che ai filosofi non fa difetto l'esperienza (empeiria). Si tratta di una tesi che viene ribadita nel corso dei libri VI e VII e che ha l'evidente scopo di sottrarre la figura del filosofo dall'immagine di individuo stravagante che si era imposto nella cultura ateniese del V/IV secolo (basti pensare al ritratto di Socrate contenuto nelle Nuvole di Aristofane). Platone tuttavia non precisa in che cosa consista e cosa comporti questa presunta "esperienza" dei filosofi. In un contributo presentato al convegno internazionale di Torino sulla figura del governante (tra antichità e contemporaneità) ho proposto di approfondire il significato della seconda "metretica" descritta nel Politico e di metterla in rapporto con le riflessioni contenute nella Repubblica. Nel Politico, come è noto, Platone, per bocca del misterioso Straniero di Elea, delinea due differenti tipi di metretica, ossia di "arti della misurazione": la prima è di genere matematico e si propone di indagare i rapporti tra grandezze (sequenze numeriche, lunghezze, velocità, durate ecc) commensurabili e legate tra loro da un rapporto fondato sul "più e meno"; la seconda metretica risulta di tipo "situazionale" e si propone di indagare i rapporti che le grandezze hanno non solo tra di loro, ma anche in relazione "alla generazione della giusta misura" (283 E-285 C). Lo Straniero di Elea approfondisce la questione, arrivando a sostenere che questa seconda metretica, la quale sovrintende a tutte le technai, compresa quella politica, presenta una componente situazionale legate al "conveniente" (prepon), al doveroso (deon), e soprattutto al momento opportuno (kairos). Ciò significa che la metretica politica incorpora una componente legata alla capacità di stabilire le condizioni e il momento opportuni (kairos) per applicare il sapere delle idee, il quale, anche nel Politico, costituisce il nucleo della episteme basilike, ossia della conoscenza regale. I commentatori non hanno individuato un interessante parallelo contenuto nel libro VIII della Repubblica, dove Platone attribuisce alla mancata conoscenza del tempo opportuno (kairos) degli accoppiamenti la causa della degenerazione dello stato dalla condizione perfetta della kallipolis (546 B sgg.). Dunque si può effettivamente vedere nel motivo del kairos un punto di convergenza tra Repubblica e Politico, A questo punto si pone il problema di stabilire le modalità concrete nelle quali prende forma l'empeiria del filosofo, vale a dire la natura del sapere situazionale che gli consente di applicare alla prassi politica il sapere delle idee. La mia proposta è che questa competenza abbia a che fare con alcuni principi emersi nel corso della discussione contenuta nei libri II-V della Repubblica. Si tratta di principi che attengono alla natura della comunità umana e alla sua origine, alla divisione naturale del lavoro e soprattutto alla struttura antropologica degli individui. Vorrei dimostrare che questi principi sono attivi, sia pure implicitamente, anche nella descrizione della metretica situazione del Politico. Si segnala infine che a latere del programma di ricerca qui descritto è prevista la pubblicazione di un volume sulla nozione di vita in Plotino, frutto dell'attività seminariale tenuta in questi anni dal gruppo di ricerca.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.710,00 euro
Periodo28 Luglio 2015 - 28 Luglio 2017
Gruppo di RicercaFERRARI Franco (Coordinatore Progetto)