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FLESSIBILITÀ DEI TEMPI DI LAVORO DOPO IL JOBS ACT

Oggetto del progetto di ricerca è l'esame delle nuove norma in materia di tempi di lavoro intervenute di recente a partire dalla riforma nota con il nome Jobs Act. Punto di partenza della ricerca è la verifica, nella vecchia disciplina di cui al d.lgs. 66/2003, dei primi tratti di discontinuità rispetto al coinvolgimento della fonte sindacale nella gestione e flessibilizzazione dei tempi di lavoro. In particolare l'attenzione si concentrerà sui seguenti elementi: a) Abilitazione di tutti i livelli negoziali, compreso quello aziendale. b) Legittimazione di possibili accordi separati, realizzata attraverso il riferimento a contratti collettivi stipulati da e non dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. c) Potere sostitutivo del Ministero nel caso di stallo dell’arena sindacale. Successivamente la ricerca intende verificare se ed entro che limiti la disciplina originaria dell'orario di lavoro preveda una residua competenza dell’autonomia individuale inmateria di gestione ed organizzazione dell'orario di lavoro. A questo punto l'attività di studio si sposta sulla verifica delle recenti modifiche introdotte dal Jobs Act al fine di verificare, mutatis mutandis, se ed entro che limiti le nuove regole vadano nella direzione di una crescente individualizzazione dei tempi di lavoro. Tra le varie modifiche introdotte, l'analisi avrà ad oggetto in particolare le nuove regole in materia di lavoro a tempo parziale. Il riferimento va innanzitutto al D.lgs. 81/2015 che nel dettare l’ennesima riforma del lavoro part-time contiene alcuni segnali di una netta rideterminazione “al rialzo” dei poteri datoriali. L'analisi intende verificare se i maggiori margini di manovra riconosciuti al datore di lavoro in relazione al tema dell’orario si rivelano idonei a preservare la sottile linea di confine tra tempi di lavoro e tempi di non lavoro che nel lavoro a tempo parziale rappresenta un'esigenza fortemente rilevante. Ciò al fine poi di accertare la conformità delle nuove disposizioni di legge ai principi della direttiva comunitaria in materia di lavoro a tempo parziale e prima ancora a quanto a suo tempo scolpito dalla storica sentenza della Corte costituzionale del 1992 sulla legittimità delle clausole elastiche. Infine, un ulteriore campo di indagine idoneo a verificare il superamento del tradizionale monopolio della fonte sindacale in materia di orario di lavoro è segnato dall'ultimo disegno di legge, approvato dal Consiglio dei ministri lo lo scorso gennaio 2016 in materia di lavoro agile. Già dalla definizione di lavoro agile, contenuta nel citato disegno di legge approvato sembra emergere una vera e propria fuga in avanti rispetto all’attuale assetto normativo in materia di limiti al potere datoriale nell’organizzazione dei tempi di lavoro. in particolare occorre verificare sulla base della suddetta definizione - secondo cui è lavoro agile l'esecuzione della prestazione lavorativa in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno ed entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornalerio e settimanale previsti dalla legge e dalla contrattazione collettiva definizione - se ed entro che limiti in tale ambito l'autonomia individuale può regolare la materia dell'orario anche in deroga ai principi sanciti in materia dalle disposizioni di legge e di contratto collettivo. Tale verifica verrà operata anche attraverso l'analisi degli accordi collettivi aziendali finora spontaneamente intervenuti in materia di lavoro agile già prima ed al di là dell’iniziativa legislativa prima citata.

StrutturaDipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo400,00 euro
Periodo29 Luglio 2016 - 20 Settembre 2018
Gruppo di RicercaQUARANTA Mario (Coordinatore Progetto)
D'AMATO Paolo (Ricercatore)
GALIZIA CARMEN (Ricercatore)
LUCIANI Vincenzo (Ricercatore)
RUSSOMANDO Annalisa (Ricercatore)