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FINANCIAL MARKETS IN THE ERA OF LOW INTEREST RATES

Prodromica allo studio dei loro effetti, è la comprensione della natura economica del fenomeno dei tassi negativi. Al riguardo si possono percorrere due strade: assumere un cambiamento radicale del sistema economico e in particolare dei mezzi di pagamento oppure reinterpretare il quadro economico esistente, nel contesto delle delle teorie economiche già esistenti.È ad esempio possibile ragionare sull’abolizione della moneta cartacea. Invero, è abbastanza immediato comprendere che, se la barriera al raggiungimento di tassi negativi è rappresentata dalla moneta, eliminando questo mezzo di pagamento è possibile anche rimuovere l’ostacolo — oltre che ottenere numerosi ulteriori risultati in termini di ordine pubblico (si pensi al riciclaggio, spaccio di banconote, evasione fiscale etc.) In un’analisi dei costi e benefici connessi a questa soluzione, i maggiori costi sarebbero di natura “culturale”. Le considerazioni al riguardo travalicano il mero ragionamento economico. Basti qui notare che anche semplici limiti all’uso del contante hanno sovente incontrato il disfavore del pubblico, che vede non di rado la libertà di utilizzo del contante come una sorta di libertà civile. Ricordando la premessa di Hicks alla base della dominanza della moneta sui titoli con interessi negativi, ossia che il costo della sua detenzione è trascurabile, un’alternativa alla sua soppressione è tassarla. Si tratta di un problema non nuovo già discusso da Fisher 1933 che proponeva di apporre sulle banconote una marca “somewhat resembling a postage stamp”. Una forma più sofisticata consisterebbe nell’attribuire una scadenza, al termine della quale, in mancanza della marca, la banconota perderebbe il suo corso legale. L’apposizione della marca da parte di agente statale sarebbe l’equivalente di un interesse negativo. La scadenza delle banconote toglierebbe alle stesse la loro caratteristica qualità di riserva di valore. Seguendo Mankiw 2009, si possono invalidare con una lotteria alcune banconote sulla base del numero di serie, il che equiparerebbe il mezzo di pagamento a un titolo rischioso. Un’altra possibilità per penalizzare la moneta rispetto ai titoli consiste nel privarla della sua funzione di unità di conto, già analizzata da Einaudi nel 1936. L’idea corrente è che la moneta di riferimento diventi quella bancaria sicché il contante avrebbe un cambio variabile rispetto ai depositi bancari, che fungerebbero da bene numerario. Il decoupling della funzione di numerario dalla moneta cartacea e la variabilità del cambio, renderebbe il possesso di moneta costoso.Tali soluzioni avrebbero un significativo impatto sul sistema monetario, senza considerare le implicazioni socio-culturali connesse all’uso della moneta cartacea. In effetti, i policymaker hanno abbassato i tassi oltre lo zero senza alcuna modifica strutturale al sistema monetario. Ciò suggerisce di analizzare anche un riadattamento dei modelli esistenti. Già Friedman osservava che l’utilità della moneta è concava Naturalmente vi è un limite oltre il quale il non vi è alcuna utilità aggiuntiva nel detenere la propria ricchezza sotto forma di moneta. Il limite naturale alla detenzione di contante dal punto di vista dell’efficienza delle transazioni è tuttavia influenzato dai tassi di rendimento dei titoli.Tassi negativi penalizzerebbero il risparmio e favorirebbero l’indebitamento, spingendo l’economia a consumare e investire di più. Piuttosto che percepire tassi negativi sui depositi bancari, è in generale preferibile spendere il contante o comprare titoli, ma giova ribadire ancora che, se l’outlook economico è estremamente pessimistico, nemmeno questa soluzione potrà sortire effetti sulla domanda.

StrutturaDipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo2.538,00 euro
Periodo20 Novembre 2017 - 20 Novembre 2020
Proroga20 febbraio 2021
Gruppo di RicercaFASANO Antonio (Coordinatore Progetto)