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STRATEGIE STILISTICHE, RETORICHE E COMUNICATIVE DI SCRITTORI E LETTERATI NELL¿AFFAIRE DREYFUS

È noto il ruolo preponderante che ebbe la stampa per far emergere l’Affaire Dreyfus e trasformarlo, tra il 1898 e il 1899, da caso di cattiva amministrazione della giustizia militare in caso politico, sociale, culturale di rilevanza nazionale. Alla critica non è certo sfuggito l’impegno profuso dagli intellettuali e, tra questi, in particolare, degli scrittori. In genere, tuttavia, ci si è concentrati sugli echi nelle opere letterarie delle vicende politiche vissute in quegli anni; sui presupposti ideologici che lo determinano; sul loro impegno in generale, vissuto tra la partecipazione alle udienze dei processi giudiziari, ai meetings, alle numerose “leghe” che vedono la luce in quel frangente. Tuttavia, lo specifico apporto in termini retorici e stilistici di scrittori e letterati alla pubblicistica tanto dreyfusarda che antidreyfusarda è stato solo parzialmente esaminato. Messi a parte Zola e Barrès, manca uno studio delle tecniche e delle strategie impiegate dagli scrittori nei loro interventi su quotidiani e periodici dell’epoca. Eppure è proprio l’utilizzo delle armi della creatività letteraria e della ricercatezza stilistica a dare alle loro argomentazioni, alle loro formule, un’efficacia supplementare. Intellettuali antidreyfusardi quali Ferdinand Brunetière, Léon Bloy, George Bonnamour, François Coppée, Charles Maurras, Léon Daudet, hanno ampiamente attinto alle risorse letterarie per distillare il loro odio antisemita, i loro pregiudizi, il loro nazionalismo. Così come, sull’altro versante, Octave Mirbeau, Paul Adam, Anatole France e molti altri hanno affidato ai procedimenti della creazione letteraria la possibilità di convincere l’opinione pubblica dell’ingiustizia della sentenza resa e del pericolo per la tenuta democratica della nazione.