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IL REIMPIEGO A SALERNO NEL MEDIOEVO: SARCOFAGI E SPOLIA ARCHITETTONICI
La città di Salerno mostra quotidianamente, nei suoi spazi urbani esterni ed interni, un’ingente quantità di materiali architettonici antichi reimpiegati, come ben esemplifica la cattedrale di Salerno (Pensabene 1990; Braca 2003). Oltre a San Matteo, sono svariate le chiese del centro storico interessate da un intensivo reimpiego e sono proprio queste che necessitano indagini più approfondite relative alle fasi architettoniche e alle scelte storico-artistiche attuate dai committenti (Santa Maria del Lama, la chiesa del Crocifisso, San Massimo, Santa Maria de Domno, tenuto conto dei dati acquisiti su San Pietro a Corte, il palazzo di Arechi II e San Benedetto). Ai materiali architettonici si aggiunge la presenza in Salerno di un significativo corpus di sarcofagi antichi, il cui riuso funerario durante il medioevo è attestato da iscrizioni, stemmi e testimonianze scritte. Fino ad ora, il problema del riuso dell’antico è stato confrontato con altri casi, soprattutto di età normanna, ma non è ancora stato approfondito all’interno del quadro storico-culturale più ampio e diacronico del contesto salernitano, in cui il riuso di spolia risulta attestato fin dall’VIII secolo e vive una stagione intensa nella piena età medievale, in particolare modo tra X e XII secolo. Pertanto, la presente ricerca mira a riconsiderare tale questione in relazione ai cambiamenti architettonici e storici nella Salerno medievale, soprattutto nel passaggio tra l’età longobarda e quella normanna. Particolare attenzione verrà data all’indagine dei canali di approvvigionamento dei materiali in età medievale: la ricchezza, la varietà e la diversificata provenienza degli elementi conservati, sarcofagi ed elementi architettonici, rivelano un panorama complesso, probabilmente favorito dalle attività commerciali condotte nella stessa Salerno o nei porti vicini della costiera, considerato il ruolo di Amalfi e la presenza di una consistente comunità amalfitana in Salerno nelquartiere vicino al porto fin dal IX secolo (Amarotta 1989; Paribeni, Castagnino Berlinghieri 2015). In parallelo, una specifica parte della ricerca verrà dedicata alle dinamiche del reimpiego funebre dei sarcofagi antichi: la recente riconsiderazione del problema da parte di chi scrive ha evidenziato che molti elementi, artistici e storico-politici, devono essere rimessi in discussione per una più approfondita valutazione del fenomeno, intenso tra XI e XII secolo e proseguito fino al XVI secolo. Nelle ricerche verrà pertanto indagata l’esemplarità dei primi casi di reimpiego funebre (per Gregorio VII, Guglielmo d’Altavilla e gli arcivescovi Guarna) che hanno stimolato i successivi sepolcri da parte della nobiltà e di personaggi illustri salernitani, spinti non solo dal “gusto” per l’antico come veicolo di prestigio, ma anche dalla volontà di emulazione e dalla necessità di rappresentanza. Anche per questi materiali verrà verificata la provenienza e l’arrivo a Salerno, tenendo conto delle problematiche che coinvolgono il problema più generale dell’acquisto e del recupero dei materiali antichi.
Department | Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC | |
Principal Investigator | VACCARO Maddalena | |
Funding | University funds | |
Funders | Università degli Studi di SALERNO | |
Cost | 1.450,00 euro | |
Project duration | 29 July 2016 - 20 September 2018 | |
Proroga | 20 settembre 2019 | |
Research Team | VACCARO Maddalena (Project Coordinator) |