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AUTENTICITÀ /INAUTENTICITÀ 

Partendo dalle celebri pagine di Heidegger in SuZ dedicate proprio alla “vita quotidiana”, ma già nelle riflessioni risalenti, dei corsi del 1921-23, sulla “vita fattizia”, il punto da affrontare è la messa in questione della partizione o separazione fra autentico (vita qualificata) e inautentico (vita quotidiana), ovvero fra “proprio” e “improprio”; e dunque, in ultima analisi, fra trascendenza e immanenza. Contro un paradigma tradizionale, che vuole il mondo diviso fra una dimensione materiale immanente e, per definizione, inautentica – la dimensione tradizionalmente del transeunte, del corporeo, dell’opinabile, dell’istintuale (dell’inqualificabile) etc. – e una dimensione ideale trascendente e, per definizione, autentica – la dimensione tradizionalmente dell’eterno, del razionale, del vero e della coscienza (della qualità) –, occorre mostrare che tale divisione non solo è infondata, ma, e soprattutto, che l’autentico o “l’esistenza autentica”, per dirla con Heidegger, “non è qualcosa che si libri al di sopra della quotidianità deiettiva; esistenzialmente, essa è solo un afferramento modificato di questa” (ET, 219). Parole cruciali, che producono una cascata a domino di conseguenze. La prima, e più fondamentale, è la consapevolezza che l’autentico non si dà che nella forma dell’inautentico. Donde lo smantellamento del soggetto-persona, sovrano, centrato sul proprio “Verstehen”, ‘luogo’ per eccellenza dell’autentico; e quindi la retrocessione verso una dimensione inappropriabile impersonale (sperimentata soprattutto nella Befindlichkeit dell’angoscia). La seconda conseguenza, che discende direttamente dalla precedente, è il ripensamento della ‘eroicità’ della “decisione anticipatrice”, cioè del presunto arbitrio della decisione come elemento costitutivo e caratterizzante del soggetto (e, anche, di una certa idea di persona).La ulteriore conseguenza è la ricaduta politica di questo rovesciamento dei piani. Se la vita quotidiana inautentica – vista come falda inaggirabile del nostro agire – ci costringe ad un ‘abbassamento’ dello sguardo, che riporta la trascendenza all’immanenza, allora ne consegue la caduta del ‘soggetto sovrano’, in particolare in quel suo tratto ‘eroico’ che ne faceva, ancora in epoca moderna, un “eroe della libertà” con una caratura di ‘stra-ordinarietà’ rispetto all’uomo comune ordinario. Assumendo invece tale sguardo ‘dal basso’, proprio questo paradigma eroico può essere decostruito. Poiché oggi si tratta di pensare a ‘soggetti normali’ il cui ‘eroismo’ si gioca non (o non solo) di fronte ai grandi eventi, ma prim’ancora al cospetto del vivere di tutti i giorni, in quella “zona grigia”, quotidiana appunto, che rischia altrimenti di essere “la palude” del conformismo. Dunque il problema è: quale soggetto nuovo, dobbiamo pensare, che non sia ‘eroico’, ‘sovrano’, insignorito e perciò pronto al dominio dell’altro, ma cionondimeno capace di scelte consapevoli e autonome? La risposta della presente ricerca va nella direzione di pensare ad un soggetto impersonale, ossia non-identitario, non centrato sul ‘proprio’ e perciò ‘appropriativo’ – ma consapevole, appunto perché riconsegnato alla dimensione quotidiana impersonale, del fatto che ogni scelta è sempre proveniente da una dimensione impersonale di cui non si può insignorire.Naturalmente, per la sua tipologia e per gli autori di riferimento, la ricerca in oggetto prevede alcuni soggiorni all'estero e la pubblicazione (finanziata) di alcuni prodotti che ne conseguiranno. Pertanto si chiede (al punto relativo) un finanziamento adeguato.

StrutturaDipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione/DISUFF
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo2.085,00 euro
Periodo11 Dicembre 2013 - 11 Dicembre 2015
Proroga10 dicembre 2016
Gruppo di RicercaLISCIANI PETRINI Enrica (Coordinatore Progetto)