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MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI. RICERCA ED IDENTIFICAZIONE DI FATTORI PREDITTIVI DI COMPLICANZA PER UNA CORRETTA STRATEGIA CHIRURGICA

La necessità di un intervento chirurgico nelle MICI ed in particolare nella MC è molto frequente, con una probabilità che aumenta nel tempo passando dal 20% del primo anno fino al 70-80% nei 20 anni successivi. La chirurgia non “cura” in particolare la MC ed in assenza di terapia questa è gravata da una incidenza non trascurabile di recidive a distanza; già dopo un anno può registrarsi una recidiva endoscopica e clinica nel 70%. Per tali ragioni l’opzione chirurgica è stata posta al termine dell’algoritmo terapeutico (strategia“step-up”), riservandola al trattamento delle complicanze occlusive o settiche, o come ultima chance dopo l’insuccesso della terapia medica, o in presenza di displasia severa e cancro. La chirurgia offre comunque il periodo di remissione clinica più lungo al momento rispetto alla terapia medica e pertanto l’opzione chirurgica va sempre anche precocemente tenuta presente con una attenta valutazione multidisciplinare. In meno di un quarto dei casi, l’indicazione chirurgica è una urgenza non differibile, che non consente una scelta adeguata. In elezione, il suo successo o le eventuali complicazioni correlate, dipendono oltre che da un gesto tecnico corretto, anche dallo stato di nutrizione del paziente e dalla concomitante terapia. In aggiunta a ciò, i pazienti con una storia di lunga durata di RU e MC del colon presentano un più elevato rischio di cancro del colon retto (CCR). Ulteriori evidenti fattori di rischio sono l’estensione della infiammazione nel colon, la storia familiare di CCR, e la presenza dicolangite sclerosante. Una meta-analisi stimava una prevalenza media del CCR del 3,7% nei pazienti con RU, con una rischio del 18% dopo 30 anni di malattia. Dati più recenti tuttavia dimostrano un rischio aumentato di 2,4 volte rispetto alla popolazione generale, per effetto probabilmente di una maggiore aderenza alla terapia, maggiore attenzione al controllo dell’infiammazione e ai programmi di sorveglianza. La presenza confermata di displasia modifica nettamente la gestione clinica successiva. Il riscontro confermato di displasia modifica drasticamente la strategia terapeutica:displasia di grado severo insorta su lesione piatta comporta la proctocolectomia. Una displasia lieve su mucosa piatta, richiede invece una sorveglianza più ravvicinata. Più rare, ma in aumento, sono le segnalazioni di cancro insorto sulle localizzazioni perianali del Crohn che richiedono un atteggiamento chirurgico molto aggressivo.Al momento non vi sono criteri di predittività di complicanza che indirizziono una corretta strategia o insriscano in un algoritmo terapeutico il timing chirurgico.Vi è la necessità quindi di utilizzare tutti gli “strumenti di governance” che consentano di rispondere allo stesso tempo alle urgenze e criticità, garantendo qualità ed uniformità di cure, per identificare tali criteri. Uno degli strumenti che risponde a queste esigenze, in particolare quando si parla di patologie croniche, è rappresentato dal Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA). Questo disegna un piano interdisciplinare di cura creato per rispondere a bisogni complessi di salute, promuovendo la continuità assistenziale, favorendo l'integrazione fra gli operatori, riducendo la variabilità clinica, diffondendo la medicina basata sulle prove (EBM), utilizzando in modo congruo le risorse. Si propone inoltre una collaborazione con l'università di Bologna - Sant'Orsola, Chirurgia-Poggioli al fine di implementare la potenzialità di sviluppo e ricerca dei fattori predittivi di complicanza.

StrutturaDipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria “Scuola Medica Salernitana”/DIPMED
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo4.068,25 euro
Periodo7 Novembre 2014 - 6 Novembre 2017
Gruppo di RicercaPUZZIELLO Alessandro (Coordinatore Progetto)
IOVINO Paola (Ricercatore)