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L'ATTIVITA' ESTRATTIVA IN CALABRIA. DALLE MINIERE DI SALGEMMA LUNGO LA DORSALE SILANA ALLE FERIERE DEL VIBONESE: PRODUZIONE, TECNICHE E ORGANIZZAZIONE

Le condizioni geostrutturali e i processi geodinamici che ne caratterizzano il territorio fanno della Calabria non solo una delle regioni a più alta sismicità, ma anche e soprattutto una delle zone d’Italia più ricche di depositi minerari sia metallici che litoidi. Come già anticipato, un prezioso patrimonio che in ogni epoca è stato sfruttato e che solo da qualche anno si è riproposto all’attenzione dopo la seconda fase del censimento dei siti minerari abbandonati tra il 1870 e il 2004. Dai dati, resi noti dal ministero dell’Ambiente, sono stati rilevati 60 siti di cui 29 miniere a cielo aperto e 31 in sotterraneo. Nello specifico sono state censite 17 miniere di zolfo¸16 di feldspati, 7 di caolino, 7 di mica, 6 di marna da cemento, 5 di minerali del manganese, 3 di salgemma, 3 di lignite, 2 di lignite xiloide, 2 di pirite, 1 di silicati idrati alluminio, 1 di barite (baritina), 1 di fosforite, 1 di limonite, 1 di quarzo, 1 di molibdenite, 1 di grafite, 1 di arsenopirite, 1 di cinabro. Ma questa è solo una minima parte della grande varietà di giacimenti minerari disponibili e sfruttati nell’intera ragione. Già in passato la storiografia economica ha documentato antiche e importanti realtà come le ferriere della Mongiana e di Stilo; le miniere di rame al di sotto dei terrazzamenti dell’Aspromonte o quelle d’argento di Longobucco e S. Donato. Poco o quasi nulla si conosce delle altre attività estrattive tuttora operative sul territorio come ad esempio quella del salgemma nel Crotonese, o del quarzo di Serra S. Bruno o dei feldspati del Vibonese che, dai primi dati raccolti, costituiscono un significativo esempio di giacimenti non pienamente utilizzati. La ricerca, avvalendosi di un ampio repertorio di fonti documentarie conservate presso gli Archivi di Stato e privati della regione, intende non solo studiare le tecniche, l'organizzazione e la produzione dell'attività estrattiva tra età moderna e contemporanea, ma intende appunto chiarire le cause di un crollo così vertiginoso che mostra come quello attuale rappresenti uno dei periodi di minore utilizzazione delle risorse minerarie disponibili, soprattutto se paragonato a un periodo di media attività estrattiva, come quello compreso fra il primo e il secondo dopoguerra, in cui si sono registrate oltre due milioni di tonnellate per la produzione di minerali non metallici (grafite, baritina, feldspati, ecc.) e 50 mila tonnellate (estratte in un solo decennio) per quella di minerali metallici, come ferro, rame, manganese.Ciò che maggiormente ha motivato la ricerca è stato appunto il fatto che proprio mentre si è registrato il minimo dell’attività estrattiva, paradossalmente, i risultati di ricerche eseguite nel biennio ’80-’81 con moderne tecniche d’indagine dalla Rimim dell’Eni, oltre a confermare l’esistenza dei giacimenti già noti, hanno permesso l’individuazione di nuove aree di grande interesse geominerario su tutto il territorio della regione. Così, zone di grande interesse sono risultate quelle di Normanno-Verbicaro-Sangineto (presenze di piombo, bario, rame, tungsteno ed altri minerali utili); di Catanzaro-Nocera-Amantea (accumuli di mercurio, stagno, berillio, molibdeno); e infine quella dell’Aspromonte compresa tra Stilo-Bivongi-Mammola (accumuli di mercurio, stagno berillio, molibdeno, tormalina, ferro arsenico, e uranio).In definitiva, la ricerca tenterà tra l’altro non solo di fare luce sul perché l’utilizzazione e la valorizzazione di questo grande patrimonio, e di tutte le altre georisorse (litominerarie, agricole, idriche, energetiche) abbiano subito negli ultimi decenni colpevoli e ingiustificati ritardi; ma soprattutto sul perché la grave crisi della Calabria sia stata attribuita all’assenza di risorse naturali, quando, invece, le responsabilità si sarebbero dovute individuare nell’incapacità dei governi nazionali e regionali di attuare una politica di organico approvvigionamento e di razionale utilizzazione delle materie prime minerarie.

StrutturaDipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo2.164,00 euro
Periodo28 Luglio 2015 - 28 Luglio 2017
Proroga28 Luglio 2018
Gruppo di RicercaDI SALVIA Biagio (Coordinatore Progetto)
ECCHIA Stefania (Ricercatore)
MONTAUDO Aldo (Ricercatore)
ROSSI Roberto (Ricercatore)
SANTILLO Marco (Ricercatore)