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ETICA, LINGUAGGIO E TRADUZIONE: FONDAMENTI FILOSOFICI E IMPLICAZIONI SOCIOLOGICHE

Riprendendo un’idea cara a Henri Meshonnic, per cui tradurre non è annessione, ma decentramento, la ricerca è volta ad approfondire il pensiero dominante riguardo la dinamica ricettiva della traduzione, considerata meno importante rispetto a quella proattiva, responsabile della realizzazione del testo di arrivo. Un tale approccio invita a considerare l’atto traduttivo parte integrante di un’etica della traduzione, più che di un’etica del traduttore, nel senso che mentre quest’ultima allude a una deontologia del comportamento, l’etica della traduzione, prima ancora di riflettere su come tradurre, s’interroga su “cosa e perché tradurre”. Nel corso della ricerca si evidenzierà come, in ambito traduttivo, un comportamento etico non, sempre, è indice di fedeltà assoluta e incondizionata al testo di partenza. L’origine di questo equivoco risale, in parte, a un topos, ancora oggi, molto diffuso tra professionisti della traduzione e accademici. Costoro sostengono che per tradurre adeguatamente, occorre trasporre, senza perdite, un testo da una lingua di partenza a una lingua di arrivo. Approfondendo l’equazione tra etica del tradurre e assenza di perdita nella resa, si evidenzierà che essa risulta ingannevole per un duplice motivo. Innanzitutto, l’approccio ermeneutico e critico alla traduzione ha ampiamente dimostrato che, senza sconfinare nell’arbitrarietà sostanziale, il traduttore, spesso, fornisce un’interpretazione soggettiva del testo. Inoltre, le perdite, quantitative e qualitative, costituiscono un “danno collaterale”, del tutto inevitabile in traduzione e sono tanto più numerose quanto maggiore è la diversità linguistica e culturale delle comunità coinvolte nella comunicazione interlinguistica. Comprendere e tradurre altre esperienze culturali significa confrontarsi con sistemi linguistici diversi, in funzione di un riassestamento delle proprie categorie di riferimento. Partendo da queste premesse, si valuteranno le numerose implicazioni sociali, nonché gli effetti dannosi derivanti da una cattiva traduzione, per sottolineare quanto la professione del traduttore – alla stregua del medico, dell’insegnante, del giudice o altro – sia interessata e vincolata alla questione morale. Prendendo le dovute distanze dai tentativi, perpetrati in passato, di retrospezione sulle modalità riconosciute dal proprio mestiere da parte di celebri traduttori, l’attuale presa di coscienza dell’importanza dell’inquadramento etico del fenomeno traduttivo offrirà maggiori possibilità di sistematicità e impegno per superare restrizioni – geografiche o ideologiche – e aprirsi a una visione etica, dinamica e imparziale di prassi traduttiva, in grado di attraversare le culture, aprendosi al senso degli altri. Si evidenzierà che il carattere etico della traduzione, che si tratti di testo narrativo, poetico, argomentativo, descrittivo, o altro, implica una resa traduttiva, che non dipende, soltanto, dalla valenza simbolica del segno linguistico, ma anche dalla proiezione di tale segno nell’uso della lingua e, di conseguenza, nella letteratura. Avvalorando tale ipotesi, la prospettiva etica di Antoine Berman e quella cibliste di Umberto Eco verranno considerate tutt’altro che incompatibili. Nel caso in cui la traduzione ricopra un ruolo fondamentale nella rappresentazione del linguaggio (approccio metalinguistico), e quest’ultimo sia in grado di rivelarne l’uso concreto, in una determinata comunità linguistica (approccio enunciativo), solo allora la traduzione sarà in grado di fornire una rappresentazione, più o meno, adeguata di questa comunità (approccio etico). Si approfondirà, di conseguenza, il concetto di “orizzonte traduttivo” come insieme di parametri relativi al linguaggio, alla letteratura, alla cultura e alla storia, in relazione al quale Antoine Berman, e per certi aspetti, Umberto Eco si sottraggono al funzionalismo e allo strutturalismo, che costringono il traduttore a essere una specie di ripetitore, definito socio-ideologicamente.

StrutturaDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo2.000,00 euro
Periodo28 Luglio 2015 - 28 Luglio 2017
Proroga27 Luglio 2018
Gruppo di RicercaMAIELLO Gisella (Coordinatore Progetto)