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L'ARRICCHIMENTO SENZA CAUSA NEI RAPPORTI FAMILIARI

L'ultimo trend giurisprudenziale sull'argomento offre degli spunti di riflessione ulteriori e particolarmente interessanti e questi ci si prefigge di analizzare: a giudicare dalla recente massima (che circola anche su diversi siti Internet) sembrerebbe che la Cassazione abbia affermato che 'le spese che l’uno dei coniugi abbia affrontato per apportare migliorie sull’abitazione familiare, in costanza di matrimonio, non sono ripetibili nemmeno ai sensi dell’art. 2041 c.c. Infatti, in questi casi, l'effettuazione della spesa è avvenuta in adempimento dell'obbligo di contribuzione di cui all'art. 143 c.c. e, conseguentemente, non sussiste il diritto al rimborso' (Cass. 10942/2015). Una simile draconiana affermazione di principio non può che suscitare delle perplessità, posto che viene spontaneo osservare come non sia detto che l'incremento di valore dell'immobile sia sempre giustificato dall’adempimento degli obblighi morali di convivenza o giuridici (di assistenza morale e materiale e di collaborazione) quando, ad esempio, si tratti di esborsi apprezzabilmente superiori rispetto alle condizioni economiche di chi li effettua, oppure sproporzionati rispetto al tenore familiare complessivo: in tale prospettiva, il venir meno della coabitazione, quale presupposto per una specifica destinazione dell’utilitas al bene familiare, giustificherebbe la restituzione di quell’attribuzione patrimoniale indiretta o del suo equivalente monetario, proprio perché viene meno il dovere di adempiere un dovere giuridico o morale. Questi essendo per grandi linee i margini dell'indagine da compiersi, sarà quindi operata un'accurata selezione delle pronunce di merito e di legittimità sull'argomento e ne saranno analizzati i contenuti, anche e soprattutto motivazionali, onde poter stabilire se esista effettivamente una risposta univoca al quesito posto o ci si debba invece rassegnare ad una soluzione caso per caso.