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LA POLITICA ECONOMICA AI TEMPI DELLO ZERO LOWER BOUND

Situazioni di questo tipo possono essere rintracciate volgendo lo sguardo al passato: nel periodo della Grande depressione del ’29, gli Stati Uniti portarono il costo del denaro a zero senza effetti per l’economia; e così apparve la trappola della liquidità. Stessa sorte toccò al Giappone con la Grande deflazione degli anni ’90. Attualmente, con un tasso d’interesse che tende allo zero, il rischio che in Europa si configuri uno scenario contrassegnato dalla trappola della liquidità non appare del tutto infondato. Ma perché l’economia in particolare dell’eurozona si trova in una trappola di liquidità? Le principali armi di politica economica utilizzate in seguito crack finanziario globale e alla conseguente “grande recessione”, al fine di evitare un’altra Grande Depressione come quella degli anni ’30, sono state prima il tasso di interesse a zero (zero interest rate policy, ZIRP) e poi le misure monetarie “non convenzionali”, ossia le politiche di quantitative easing (QE), finalizzate ad aumentare la liquidità delle banche e a riportare il tasso d’inflazione al 2% o o giù di lì. Si supponeva che lo ZIRP ed una fornitura di denaro virtualmente illimitata (con il QE) avrebbero rilanciato l’economia globale, e che eventualmente il capitalismo e le forze del mercato avrebbero prevalso e avrebbero generato una “normale” e duratura crescita economica, con conseguente aumento dell’occupazione. Uno dei fattori che ha spinto la discesa sotto lo zero dei rendimenti dei titoli di Stato è stato l’adozione dei tassi di interesse negativi sui depositi bancari presso la Bce.La Bce, in una delle diverse misure di politica monetaria non convenzionale adottate in questi anni di eurocrisi, ha deciso di “punire” le banche con i tassi negativi per spingerle a investire oppure a erogare prestiti. Il Quantitative Easing della Bce, deciso nel Consiglio direttivo del 22 gennaio 2015 e avviato un mese e mezzo dopo, ha ulteriormente acceleratoquesta riduzione dei tassi. I tassi di interesse sono al loro livello nominale. Per calcolare il loro livello reale bisogna sottrarre l’inflazione, in questo momento negativa in diverse economie dell’eurozona. Questo spiega in parte come mai i rendimenti siano scesi sotto lo zero a livello nominale. Il ribasso delle aspettative di inflazione registrato nei mesi scorsi è stato uno dei fattori ad abbassare i tassi oltre il limite dello zero lower bound, indicato dall’economia keynesiana come causa della trappola della liquidità che riduce gli investimenti e i consumi. Ma il QE e lo ZIRP hanno fallito nel raggiungimento dei loro obiettivi inflazionistici (e di crescita). Al contrario, tutte le principali economie avanzate sono prossime alla deflazione, man mano che i prezzi delle materie prime e dell’energia crollano e quelli dei beni al consumo continuano a calare. La deflazione ha il suo lato buono ed il suo lato cattivo. Sicuramente, abbassa il costo di molte cose ma fa anchecrescere l’onere reale del servizio del debito (sia per i privati che per i governi). E se i prezzi sono continuamente in calo, la gente è riluttante a spendere e/o a investire perché ritiene che sia più conveniente aspettare. La deflazione è un sintomo di un’economia debole, ma è anche una delle cause che la rendono ancora più debole. La deflazione può facilmente trasformarsi in una spirale da deflazione da debito. L’obiettivo del progetto di ricerca è quello di descrivere in dettaglio in cosa consista tale problema, evidenziando come i principali approcci di teoria economica si siano confrontati con esso. Analizzato lo stato dell’arte si discuteranno comparativamente la validità delle soluzioni proposte e se ne illustrerà la rilevanza empirica con riferimento a due casi concreti focalizzando l'attenzione sull'efficacia delle soluzioni implementate.

StrutturaDipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo4.091,00 euro
Periodo29 Luglio 2016 - 20 Settembre 2018
Gruppo di RicercaFAGGINI Marisa (Coordinatore Progetto)
ABATEMARCO Antonio (Ricercatore)
BRUNO Bruna (Ricercatore)
CATONE MARIA CARMELA (Ricercatore)
DEL PRETE MARZIA (Ricercatore)
MAGLIO Monica (Ricercatore)
PARZIALE Anna (Ricercatore)
SENATORE Luigi (Ricercatore)
VINCI Concetto Paolo (Ricercatore)