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IDENTITÀ, MIGRAZIONE ED ETICA DELLA TRADUZIONE: STRATEGIE DI MANIPOLAZIONE E (RI)NARRAZIONE NELLA TRADUZIONE AUDIOVISIVA.

Il linguaggio metaforico con il quale si descrive lo spostamento di masse di migranti in fuga da guerre e disastri naturali ricorre di frequente ad immagini di ondate e flussi violenti che contengono connotazione negativa di instabilità e paura (Van Dijk; 1987) e che vengono riproposte in traduzione secondo obiettivi comuni. In Translation and Conflict, Baker (2006) riflette sulla metafora della traduzione come ponte tra culture e sulla traduzione come forma di mediazione, entrambe immagini intrise di romanticismo in quanto lasciano presupporre una giustificazione intrinseca della traduzione come processo giusto e positivo. Sarebbe più appropriato considerare la traduzione come forma di rinarrazione, dove il termine sta ad indicare l’applicazione di processi simili a quelli che hanno generato la narrazione in tutta la sua complessità. Come la narrazione definisce e determina i nostri comportamenti e contribuisce alla costruzione della nostra visione del mondo (Fisher 1987), cosìla rinarrazione che avviene attraverso la traduzione circoscrive la nostra conoscenza dell’altro in maniera per niente immune da ideologie e pregiudizi. Discorso e traduzione, in quanto forme di narrazione e rinarrazione, si presentano come pratiche comunicative vincolate e condizionate. Come indicato da Bassnett nel saggio “Translating Terror” (2005), la scelta di produrre una traduzione che renda il traduttore visibile, consentendo di percepire il testo di partenza, non sempre risulta una strategia giusta e bilanciata. Infatti, una traduzione ‘estraniante’ (Venuti, 1995), pur se potenzialmente intesa come maggiormente disposta ad accogliere l’altro potrebbe giocare a favore dell’ideologia dominante e consegnare all’utente della traduzione un immagine portatrice dello stereotipo dominante, accentuando in tal modo una distanza incolmabile tra la cultura di partenza e quella di arrivo. Di conseguenza, le scelte del traduttore hanno costante bisogno di contestualizzazione ed è auspicabile che il traduttore operi in un uno spazio di interculturalità (Pym, 2012). La ricerca intende analizzare non solamente le strategie di manipolazione utilizzate in particolare nella traduzione audiovisiva di discorso legato alla migrazione ma il contesto nel quale la traduzione viene ad inserirsi nella cultura di arrivo, in una prospettiva legata alla Critical Discourse Analysis che ha come obiettivo quello di mettere in evidenza ciò che Fairclough (2010: 8) indica come “the effect of power relations and inequalities in producing social wrongs.” Considerazioni di ordine etico sulla natura della traduzione si presentano come un’esigenza necessaria in tempi di rapide trasformazioni che spingono verso il superamento di binomi tradizionali di originale e traduzione ma anche di definizioni come domesticante ed estraniante. Sembra altresì evidente che ricercare aspetti etici di traduzione produce un allontanamento definitivo dalla ricerca di principi universali della traduzione, favorendo al contrario il riferimento a contesti specifici in cui il traduttore è chiamato ad operare scelte appropriate alle circostanze e al fine della traduzione stessa (Pym, 2012). Un’etica della traduzione non dovrebbe essere legata al contenuto, in altre parole essere limitata a questioni riguardanti il cosa tradurre, ma dovrebbe avere come base imprescindibile il principio dell’identità interculturale del traduttore svincolato dalle ingerenze della propria cultura di origine. Se, quindi, tracciare dei principi comuni di etica della traduzione diventa complesso, questa prospettiva sembra essere la sola che aiuti ad intendere la traduzione come strumento di sviluppo della cooperazione, piuttosto che come strumento di perpetuazione del potere dominante. Si prevede la partecipazione a convegni nazionali e internazionali.

StrutturaDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.400,00 euro
Periodo29 Luglio 2016 - 20 Settembre 2018
Gruppo di RicercaDE MEO Mariagrazia (Coordinatore Progetto)
BARONE Linda (Ricercatore)