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LA CONTROVERSIA TRA LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA E IL CONSIGLIO DEL DEBITO PUBBLICO OTTOMANO SULLA CONVERSIONE DELLE OBBLIGAZIONI PRIVILEGIATE DEL 1890
Il progetto di conversione del 1890 segnò il passaggio storico da una funzione prettamente tecnica dei delegati al Consiglio del Debito Pubblico Ottomano, la cui esperienza in campo finanziario doveva garantire gli interessi dei creditori nella ristrutturazione del debito ottomano, a una funzione strategica secondo cui i delegati non dovevano considerarsi quali semplici mandatari dei bondholders essendo compito del Consiglio diventare il motore dirigente di tutta l’amministrazione finanziaria della Turchia. Questo passaggio, però, aveva dato spazio all’emergere di uno scontro politico-economico in cui si contrapponevano, da un lato, gruppi finanziari legati tanto ai due delegati, inglese e francese, quanto alla Banca Imperiale Ottomana e, dall’altro, gruppi finanziari tedeschi e italiani desiderosi di allargare la loro influenza nell’economia dell’Impero sfruttando l'operato dei rispettivi delegati nazionali nel Consiglio. Il Barone Blanc, allora Ambasciatore italiano a Costantinopoli, propose di sostituire Mancardi - il delegato italiano nel Consiglio del Debito che aveva incautamente appoggiato l’operazione di conversione secondo modalità che andavano ad esclusivo vantaggio della coalizione franco-inglese - con il Conte Graziadei, persona molto vicina a Bernardo Tanlongo, allora Presidente della Camera di Commercio di Roma nonché Governatore della Banca Romana. Obiettivo di Blanc e Tanlongo era quello di far diventare la Banca romana il principale strumento di penetrazione finanziaria dell’Italia in Medio Oriente, avvalendosi di Graziadei. Costui avrebbe dovuto sostenere l’ostruzionismo della Camera di Commercio in merito all’approvazione del piano di conversione fintanto che all’Italia non fosse stata riconosciuta una posizione di maggiore influenza all’interno del Consiglio. Il piano di conversione, però, venne alla fine approvato senza che l’atteggiamento della Camera di Commercio avesse sortito alcun significativo risultato. La tesi portata avanti nella ricerca è che l’inefficacia dell’azione del delegato italiano nel sostenere gli interessi dell’Italia servendosi del suo ruolo all’interno del Consiglio di amministrazione del Debito pubblico ottomano, dipendesse dalla posizione anomala del sindacato italiano dei portatori di titoli rispetto agli altri sindacati esteri. Questi ultimi erano costituiti, in Inghilterra, da un Consiglio permanente dei portatori e, negli altri paesi, da stabilimenti finanziari, mentre in Italia era costituito da un ente, la Camera di Commercio, estraneo per le sue attribuzioni giuridiche e per la sua composizione al mandato affidatogli. Inoltre la Camera, per il suo carattere elettivo, sfuggiva all’azione del governo a cui mancava il modo di esercitare sulla medesima una decisiva autorità. Per ovviare a tale inconveniente, il governo italiano valutò di revocare il mandato affidato alla Camera di Commercio per conferirlo a un importante istituto di credito del Regno, a somiglianza di quanto era stato fatto in Francia, Germania e Austria. Il governo, alla fine, rinunciò a una così drastica soluzione istituzionale e si accontentò che come nuovo presidente della Camera di Commercio fosse eletto Romolo Tittoni, in sostituzione di Tanlongo, travolto dallo scandalo della Banca Romana, lasciando così intravedere il futuro ruolo nella politica di penetrazione economico-finanziaria nell’Impero Ottomano che avrebbe svolto il Banco di Roma di cui Tittoni fu Vicepresidente. A partire dalla seconda metà degli anni ’90 del 19° secolo, l’Italia costruì dunque delle interlocking directorship tra i vertici delle neonate banche miste, della Camera di Commercio e del Consiglio del Debito Pubblico Ottomano, ma l’aver maturato tardi un sistema finanziario in grado di reggere la concorrenza con quello delle altre nazioni creditrici nel campo dei finanziamenti internazionali all’Impero Ottomano, penalizzò comunque i risultati della sua espansione economica nel Medio Oriente.
Struttura | Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche/DISES | |
Responsabile | ECCHIA Stefania | |
Tipo di finanziamento | Fondi dell'ateneo | |
Finanziatori | Università degli Studi di SALERNO | |
Importo | 2.517,00 euro | |
Periodo | 29 Luglio 2016 - 20 Settembre 2018 | |
Proroga | 20 settembre 2019 | |
Gruppo di Ricerca | ECCHIA Stefania (Coordinatore Progetto) DI SALVIA Biagio (Ricercatore) ROSSI Roberto (Ricercatore) SANTILLO Marco (Ricercatore) |