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ASPETTI PRAGMATICI DEL DISCORSO INDIRETTO

Stabilita l’autonomia reciproca del DD e del DI e la non derivabilità del DI dal DD, il nostro intento è di andare a vedere che cosa caratterizza il DI in una prospettiva pragmatico-funzionale e successivamente in che modo il DI si caratterizza in alcuni contesti d’uso particolari (ad esempio ne caso del parlato patologico).Come aveva arguito Donald Davidson (uno dei massimi esponenti della filosofia analitica), nel saggio On Saying That un’analisi corretta del DI è un’analisi che «opens a lead to an analysis of psychological sentences generally (sentences about propositional attitudes, so-called)» (Davidson 1968-1969), il che vuol dire che, nel caso del DI, entriamo in un ambito che ha a che vedere con la soggettività del parlante, ossia con i suoi atteggiamenti e le sue prese di posizione che entrano in gioco nel proferimento di un enunciato.Il DI infatti non ha carattere citazionale, ma descrittivo, di resoconto e, al tempo stesso, interpretativo, o meglio, come afferma Alessandro Capone «indirect reporting is not only a question of reporting words, but of reporting interpretation, and it involves the practice of inferring meaning» (Capone 2016). Si tratta di intendere i casi di DI come casi di veri e propri «interpretative acts», delle vere e proprie azioni in cui «depending on the purpose of the report, we can either summarize or expand the content of what was said in the original utterance» (Capone 2016). Se dunque il DI corrisponde alla descrizione, più o meno narrativa, di un discorso altrui, allora ciò che distingue il DI non è tanto il riferire qualcosa in termini di identità semantica, ma l’interpretare questo qualcosa, operazione che ha a che fare con il modo in cui i parlanti sono radicati in un dato contesto (cfr. Wieland 2013), definito da un punto di vista storico-culturale. Il DI si configura, in sostanza - in quanto operazione di tipo metalinguistico - come una forma di mediazione tra il contenuto di un discorso fatto da altri (o dal parlante stesso però proferito in un momento diverso da quello dell’enunciazione in corso) e il filtro costituito dalla sensibilità, dal punto di vista, dalle scelte interpretative del parlante. Tale mediazione si concretizza in forma di parafrasi, ossia in un’attività costitutiva e spontanea del parlare umano in cui vengono giustapposte due (o più) sequenze aventi approssimativamente lo stesso senso (cfr. Fuchs 1982), e in cui il soggetto parlante “traduce” - per dir così - il discorso altrui per mezzo di parole proprie, filtrate dalla sua esperienza e sensibilità. Siamo di fronte a una micro-narrazione «in which a dramatic action (or to use more familiar jargon) a dialogic action is extrapolated from its context and re-used for some purpose» (Capone 2016). In tal modo si manifesta l’intentio significandi del soggetto parlante - o, detto altrimenti, l’intenzionalità «qui pré-existe à l’énonciation et lui confère un “registre” déterminé» (Lecointre - Le Galliot 1973) - e il registre déterminé tipico del DI si configura per la sua forza illocutiva, ossia come uno specifico atto linguistico da caratterizzare rispetto ad altri atti linguistici (cfr. Mortara Garavelli 2009). La forza illocutiva è inscritta nella forma enunciativa del DI come aspetto particolare della modalità, intesa come espressione dell’atteggiamento del soggetto parlante. Particolarmente interessante - e qui entriamo nello specifico del nostro progetto di ricerca - sarà osservare se e come tale modalità interpretativa specifica del DI si presenta nel caso di persone che soffrono di patologie che hanno conseguenze anche nell’uso linguistico (come accade ad esempio nel caso della schizofrenia e di altre patologie).

StrutturaDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.710,00 euro
Periodo20 Novembre 2017 - 20 Novembre 2020
Proroga20 febbraio 2021
Gruppo di RicercaBASILE Grazia (Coordinatore Progetto)
IACOBINI Claudio (Ricercatore)
ROSI Fabiana (Ricercatore)
SAVY Renata (Ricercatore)
VOGHERA Maria (Ricercatore)