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ESPROPRIAZIONE E CONFORMAZIONE DEGLI STATUTI PROPRIETARI
Il progetto vuole enucleare le linee interpretative della Corte costituzionale sul discrimen fra effetto conformativo ed espropriativo per trarne il concetto di proprietà. Al riguardo, le coordinate assiologiche dell’istituto appaiono tracciate sin dai primi interventi della Consulta: se ne riconosce un “nucleo essenziale” e intangibile, ma si esclude - come la stessa Corte, in seguito, avrà modo di puntualizzare (cfr., sent. n. 22 del 1971) - possa trattarsi di un «diritto presidiato come primario e fondamentale della Costituzione». Questi primi interventi si condensano intorno alla c.d. proprietà edilizia, per la quale aveva inizio, nel corso del secondo dopoguerra, una ascesa che avrebbe fatto da «contraltare» alla «discesa della rilevanza economica della produzione agricola». Ed è sempre sul terreno della proprietà edilizia che, nella attuale dimensione ordinamentale, unitaria e circolare, nella quale «norme e principi di provenienza diversa si completano, si immedesimano e si integrano grazie anche alla collaborazione tra Corti europee e Corte costituzionale»[Perlingieri] , il “concetto-valvola” della funzione sociale, a fondo scandagliato, si trova nuovamente al centro di vivaci dibattiti i quali investono la tenuta stessa del progetto costituzionale. Traspare lo sforzo della Corte costituzionale di sfruttare ogni aggancio utile per affermare e applicare la portata conformativa dei vincoli. Tendenza, questa, seguita anche dalla giurisprudenza civile e amministrativa, portando al superamento del criterio di zonizzazione (si assiste da tempo alla scomposizione, all’interno degli strumenti urbanistici generali, delle zone urbanistiche in subzone diffuse a macchia di leopardo, comprensori o comparti, ed in alcuni casi anche singoli lotti o isolati, aventi una propria, specifica disciplina) e alla correlata affermazione (in giurisprudenza) di un concetto evanescente di “zona”, riferibile finanche ad un’area di modeste dimensioni nella quale sia possibile costruire una sola unità edilizia (e non necessariamente indicativa di una superficie di una certa ampiezza su cui sia possibile costruire un determinato numero di fabbricati).L’esigenza di coniugare le scelte urbanistiche, attraverso la reiterabilità dei vincoli, con quella di tutelare la posizione del privato, là dove tale reiterazione sia idonea a svuotare sostanzialmente il diritto di proprietà, che pertanto richiede un adeguato/equo indennizzo, ha posto le basi per un nuovo e risolutivo intervento della Corte costituzionale. In definitiva, la tutela della proprietà non soltanto si traduce nella garanzia indennitaria (con il richiamo al principio di indennizzabilità dei vincoli reiterati) del privato rispetto alle conseguenze economiche negative derivanti da decisioni prese dai pubblici poteri, ma postula altresì la legalità e certezza della azione amministrativa, che si esplica nella «procedimentalizzazione di una verifica, caso per caso», circa la persistente attualità dell’interesse all’utilizzo dell’area a distanza di tempi anche considerevoli.
Struttura | Dipartimento di Scienze Giuridiche (Scuola di Giurisprudenza) | |
Responsabile | IMBRENDA Mariassunta | |
Tipo di finanziamento | Fondi dell'ateneo | |
Finanziatori | Università degli Studi di SALERNO | |
Importo | 1.993,00 euro | |
Periodo | 20 Novembre 2017 - 20 Novembre 2020 | |
Proroga | 20 febbraio 2021 | |
Gruppo di Ricerca | IMBRENDA Mariassunta (Coordinatore Progetto) COLUCCI ROSANNA (Ricercatore) DI NENNA Giovanni (Ricercatore) FEDERICO Andrea (Ricercatore) LAZZARELLI Federica (Ricercatore) MALOMO Anna (Ricercatore) ZARRO MARIACRISTINA (Ricercatore) |