Scavi Archeologici

Attività dipartimentali Scavi Archeologici


Scavo al di sotto della pavimentazione dell’ala nord del Chiostro del Paradiso (spazio  a destinazione funeraria).

Attività in convenzione con:

Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino

Arcidiocesi di Amalfi e Cava de’ Tirreni

Museo Diocesano – Arcidiocesi di Amalfi

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMinistero della Cultura
Direttore ScientificoChiara M. Lambert
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàChiara M. Lambert
PremiContributo Ditta Ferrarelle S.p.A.
PartnerAltri collaboratoriDott. Luca Borsa – Archeologo libero professionista (Specializzatosi presso l’UniSA)- (Napoli)Dott.ssa Chiara Comegna – Bioarcheologa libera professionista (Napoli)Arch. Giovanni Ercolino – libero professionista (Positano – Napoli – Roma)Dott.ssa Marielva Torino, Medico Paleopatologo – Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi ‘Suor Orsola Benincasa’ di Napoli
Periodo di scavo18 Novembre 2019 - 18 Dicembre 2019

ASSISTENZA ALLE ATTIVITA’ DI SCAVO ALLE MURA DI PAESTUM, TRATTO DA PORTA AUREA ALLA TORRE 10

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoSoprintendenza
Direttore ScientificoFausto Longo
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàFausto Longo
Inizio scavo10 Novembre 2019

ASSISTENZA ALLE ATTIVITA’ DI SCAVO ALLE MURA DI PAESTUM, TRATTO DA PORTA AUREA ALLA TORRE 10

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoDIREZIONE DEL PARCO
Direttore ScientificoFAUSTO LONGO
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàFAUSTO LONGO
PremiINCARICO PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM
PartnerDISCII DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
Inizio scavo8 Novembre 2019

Le attività dell’anno 2019 si sono svolte a partire dal mese di settembre con la realizzazione di indagini non invasive che hanno seguito un approccio multidisciplinare, in un’ottica di analisi “globale” dei paesaggi, facendo uso di strategie, metodi, tecniche e tecnologie frutto di un crescente scambio di conoscenze tra specialismi.

Si è censita e parzialmente recuperata la documentazione relativa all’area d’intervento (edita e inedita, bibliografica e di archivio), mentre il reperimento della cartografia edita per il pianoro di Abellinum (IGM in scala 1:25000  e Carte Tecniche Regionali della Regione Campania 1:5.000) ha reso indispensabile realizzare una cartografia finalizzata con livelli di risoluzione elevati. Il set di dati utilizzato, concesso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è costituito dalle mappature Lidar con risoluzione al suolo di 1m. Attraverso una serie di elaborazioni tramite applicativi GIS è stato possibile estrapolare un DTM (Modello Digitale del Terreno) dal quale sono state estratte e raffittite, con equidistanza di 1m, le curve di livello. Alla produzione di cartografia dedicata si è affiancata la realizzazione di un’ortofoto di dettaglio di del pianoro, generata dall’acquisizione di fotogrammi attraverso una missione programmata SAPR. Questo supporto si è reso utile per il posizionamento di limiti di campo e delle evidenze dell’area archeologica, oltre alla valutazione dello stato delle colture e dell’utilizzo del suolo.

Allo studio geomorfologico preliminare da cartografia tecnica regionale e da immagini satellitari sono state affiancate attività di rilevamento geologico-geomorfologico di campo anche in rapporto con la verifica di evidenze archeologiche. Questo ha permesso di delineare alcuni aspetti paleotopografici della superficie del terrazzo di Tufo Grigio Campano su cui è impiantato il sito di Abellinum. In via preliminare lo studio ha consentito di identificare che la superficie topografica del terrazzo presenta una serie di anomalie plano-altimetriche riconducibili a differenti processi morfo-evolutivi e ad attività antropiche antiche e moderne che ne hanno alterato la planarità, come la cava Guanci - le cui attività sono terminate nel secolo scorso dopo aver modificato la parte centro settentrionale del terrazzo - e gli scavi del raccordo autostradale AV-SA. Nonostante ciò, la superficie terrazzata presenta ampi comparti la cui morfologia originaria sembra essere conservata, con una serie di superfici pianeggianti intervallate localmente da vallecole e separate da scarpate morfologiche di modesta entità. Si segnala, laddove sono presenti scarpate morfologiche, terrazzi antropici, sezioni di cava esposte, la presenza di successioni stratigrafiche in cui affiorano resti di strutture antiche (muri di terrazzamento, edifici, ecc.), frammenti ceramici ed evidenze archeologiche. Dal rilievo geologico-geomorfologico di campo è emersa una successione stratigrafica esposta nelle pareti della cava, così composta: dal basso verso l’alto depositi di Tufo Grigio Campano, paleosuolo con resti delle attività antropiche tra cui muri e manufatti antichi, suolo attuale. In alcune sezioni esposte le strutture murarie sembrano essere tagliate nel paleosuolo contenente i prodotti vulcanoclastici dell’eruzione di Mercato e pertanto i livelli superiori risultano essere stati rasati e i resti delle attività antropiche della città di Abellinum si trovano pochi centimetri al di sotto dell’attuale piano-campagna. 

Dalle verifiche autoptiche e dalle informazioni geomorfologiche, topografiche e archeomorfologiche è emerso come il plateau possa aver mostrato in antico numerosi salti di quota e superfici terrazzate contenute da significative sostruzioni, con soluzioni che rendono più articolato il paesaggio urbano. L’evidenza più chiara è determinata dal forte dislivello che si osserva tra l’area delle terme, disposte su un terrazzo più basso, e quello della domus, per cui è lecito avanzare ipotesi sulla presenza di infrastrutture atte al collegamento tra differenti settori della città posti a diverse quote. Il riconoscimento di tronconi di muro nelle sezioni esposte, con variazioni degli orientamenti anche rispetto agli assi viari già noti, permette di ipotizzare preliminarmente un’articolazione dell’insediamento “per settori”, con reticoli viari e strutture leggermente divergenti in rapporto all’organizzazione per terrazzi. Non è da escludere che queste variazioni siano attribuibili a diverse fasi cronologiche, ad interventi di ricostruzione e di modifica dei precedenti assetti.

Le osservazioni sulle superfici terrazzate consentono inoltre di avanzare alcune osservazioni sul potenziale archeologico. Nonostante l’area centrale del pianoro mostri una depressione dovuta a uno sbancamento notevole della cava, lungo i fronti Ovest ed Est emergono numerose strutture che appaiono in alcuni casi conservate solo in fondazione: nell’area del pianoro principale la stratigrafia archeologica sembra essere sottoposta ad una quarantina di cm di deposito, nella porzione meridionale si osservano settori nei quali la quota antica potrebbe coincidere quasi pedissequamente con il piano di campagna attuale.

Le attività correlate alla componente botanica si sono svolte contestualmente a quelle di studio geomorfologico e archeologico, a partire da una fase di raccolta e posizionamento dei dati floristico-vegetazionali che ha prodotto un rilievo floristico, cioè l'elenco di tutte le entità presenti all'interno del contesto, associando a ciascuna specie individuata un valore di abbondanza/dominanza. Sono stati censiti anche i dati relativi ai parametri ambientali e stazionali (tipo di suolo, rocciosità, pendenza ecc.),  l’eventuale presenza di evidenze archeologiche e la relativa interferenza/rapporto tra questi e la vegetazione in analisi. Particolare attenzione viene posta alla eventuale presenza di specie vegetali di interesse biogeografico e conservazionistico e di specie esotiche, soprattutto a quelle che mostrano carattere invasivo. I rilievi finora effettuati indicano, nonostante l’uso del suolo sia piuttosto omogeneo e riconducibile a noccioleti, un numero di specie vegetali finora pari a 125 entità, di cui 18 esotiche a carattere invasivo. In fase di esecuzione sono sia il rilievo degli alberi da frutto, per censire l’agrobiodiversità del sito ed elaborare piani di valorizzazione anche di questa componente, sia la caratterizzazione etnobotanica delle specie vegetali allo scopo di evidenziarne l’interesse dal punto di vista dell’antropologia culturale oltre che le potenzialità in termini produttivi e economici.

Interventi regolati da Convenzione tra il DiSPaC/UNISA, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Salerno e Avellino e il Comune di Atripalda, n. prot. Comune di Atripalda (AV) 0006909 del 04/03/2019)

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBAC
Direttore ScientificoAlfonso Santoriello
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàAlfonso Santoriello
Partner(nel caso in cui siano stati stipulati specifici accordi di ricerca -per particolari attività- con altri Dipartimenti o Enti esterni (tipo CNR, etc...)Convenzione con Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Salerno e Avellino e il Comune di Atripalda; IMAA-CNR di Tito Scalo (PZ); DICiv, Università degli Studi di Salerno; DIFARMA, Università degli Studi di Salerno; GeoGisLab dell’Università del Molise; Dipartimento di Scienze e Tecnologie (Università del Sannio).
Periodo di scavo16 Settembre 2019 - 31 Dicembre 2019

INDAGINI GEOFISICHE E SCAVI NEL SANTUARIO SETTENTRIONALE DI PAESTUM CON L’OBIETTIVO DI RICOSTRUIRE LA STORIA Più ANTICA DEL SANTUARIO DEDICATO AD ATHENA

 

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMinistero Beni culturali
Direttore ScientificoFausto Longo
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàFausto Longo
PremiRISALTO SULLA STAMPA ON LINE, CARTACEA E SULLE TV LOCALI E NAZIONAI. ALCUNI DEI LINKS SONO I SEGUENTI:Questi i links:https://amalfinotizie.it/nuove-meraviglie-a-paestum-ecco-le-scoperte-al-termine-della-campagna-di-scavi/https://www.stylo24.it/attualita/paestum-agora-athenaion-scavi/http://www.museopaestum.beniculturali.it/a-paestum-3-scavi-in-corso-nellarea-archeologica/http://247.libero.it/rfocus/36364733/1/a-paestum-tre-scavi-in-corso-nell-area-archeologica/https://www.finestresullarte.info/flash-news/2368n_paestum-ripresi-tre-scavi.phphttps://www.facebook.com/unisalerno/photos/pb.662595960483261.-2207520000.1538054339./1834132779996234/?type=3&eid=ARB9NvwYWtC2g2124ucPejYxUFJPD7W2LWTGGRbdo_MUYgVBUL-QH6_N1nNcuc005AHX84uyEyY8cMq0https://www.radiocastelluccio.com/tre-scavi-in-corso-nellarea-archeologica-di-paestum/https://it.geosnews.com/p/it/campania/sa/paestum-3-scavi-in-corso-nell-area-archeologica_21387312https://archaeologynewsnetwork.blogspot.com/2018/10/new-finds-at-ancient-city-of-paestum-in.html?m=1#55sEIYHmjq4fyO8E.97https://anaskafi.blogspot.com/2018/10/blog-post_12.html?m=1https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/18_ottobre_01/braccio-athena-armata-spunta-scavi-paestum-398895fa-c59e-11e8-9a9d-fad65a130f36.shtml
Sito Webhttps://corsi.unisa.it/unisa-rescue-page/dettaglio/url/LzAzNTAyL25ld3M%3D/id/1542/module/475/row/3798/Progetto+di+scavo+all%27Athenaion+urbano+di+Paestum
Periodo di scavo9 Settembre 2019 - 21 Ottobre 2019

Attività di scavo a sud del Tempio di Athena per ricostruire la stratigrafia del santuario.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoParco Archeologico di Paestum
Direttore ScientificoFausto Longo
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàMaria Luigia Rizzo
PartnerParco Archeologico di PaestumFondazione Paestum – ONLUS – Centro di studi comparati sui movimenti coloniali nel Mediterraneo
Sito Webhttps://www.dispac.unisa.it/ricerca/focus?id=439
Periodo di scavo9 Settembre 2019 - 1 Ottobre 2019

L’antico centro di Abella sorge lungo la valle del Sabato, in una fascia territoriale di confine tra il mondo sannitico irpino e il mondo campano, a controllo del percorso naturale che collega la Campania con l’Irpinia interna e la Puglia. L’insediamento si sviluppa sulla sponda sinistra del fiume Clanis, su uno dei rilievi collinari che definiscono ad Est la pianura campana e la posizione strategica ne determina la lunga continuità di vita, dalla prima occupazione attestata tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C. dalla documentazione archeologica fino all’età tardo-antica, periodo dopo il quale fu progressivamente abbandonato. Nelle sue prime fasi Abella è da collocare fra i centri indigeni della Fossakultur campana. La maggior parte della documentazione archeologica proviene dalle due necropoli situate in località S. Nazzaro e in località S. Paolino, ai lati opposti dell’area che ospitava l’abitato. Le evidenze funerarie forniscono un quadro esaustivo delle diverse fasi di vita dell’insediamento, mostrando sin dal periodo arcaico lo svilupparsi di una comunità strutturata in cui emergono fenomeni di verticalizzazione sociale. Il periodo sannitico, contrassegnato nelle necropoli dal diffondersi delle tombe a cassa di tufo, mostra molte affinità con i centri sannitici dell’interno.

Incerte sono le notizie riguardanti il passaggio di Abella nell’orbita romana, avvenuto probabilmente già alla fine del IV secolo a.C. come la vicina Nola, la quale nel 313 a.C. si arrese all’esercito di Roma. Tuttavia, l’uso della lingua osca nei documenti pubblici ufficiali almeno fino allo scorcio del II secolo a.C., come dimostra tra le altre epigrafi il Cippo abellano, testimonia che il centro mantenne una certa autonomia. Numerose lacune sussistono ancora nella ricostruzione topografica dell’abitato, soprattutto per il periodo precedente l’età tardorepubblicana.

L’insediamento, forse difeso da una cinta muraria in blocchi di tufo già in età sannitica (IV secolo a.C.) di cui sono stati rilevati i probabili resti a nord dell’anfiteatro, nel II secolo a.C., in concomitanza con un intervento di ristrutturazione urbanistica, fu dotato di una cinta muraria in opera incerta, individuata sul limite orientale della città. La pianificazione urbana è da leggersi probabilmente come parte integrante del processo di romanizzazione: una maglia regolare di strade, con tre assi viari Nord-Est/Sud-Ovest e una serie di strade ortogonali, suddivideva i diversi isolati delle abitazioni. L’unico avvenimento storico di rilievo relativo ad Abella, tramandato dalle fonti antiche, risale al periodo della guerra sociale, quando, rimasta fedele a Roma e ritiratesi le truppe di Cornelio Silla dalla regione, i Sanniti nolani, guidati dal loro comandante Papio Nutilo, invasero la città e la incendiarono. Tracce di questa distruzione sono state rinvenute nel settore sud-orientale della città, proprio dove sorge l’anfiteatro. Dopo questo evento distruttivo, si potrebbero collocare gli interventi edilizi di ristrutturazione e di costruzione di nuovi edifici pubblici, come il teatro, la basilica e l’anfiteatro.

Nel 2016 l’Università di Salerno, in collaborazione con la Soprintendenza, si è fatta carico di un nuovo rilievo dell’Anfiteatro, sotto la direzione del prof. Alfonso Santoriello, al fine di 
garantire un monitoraggio costante ed efficace del monumento, e a  partire dal mese di Settembre 2019, il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (DISPAC) dell’Università degli Studi di Salerno ha avviato una campagna di indagine,  diretta dalla prof.ssa Eliana Mugione, cui hanno collaborato dottorandi (L. Fornaciari, M. Vigorito) e studenti della Laurea Magistrale (G. Anastasio, F. D’Ambrosio, M. Desiderio, A. Galibardi, F. Meccia, F. Pisani, S. Ricco, M. Varone)  dell’Università di Salerno, effettuando un saggio di approfondimento nell’area Sud-orientale dell’antico centro di Avella, in prossimità dell’ingresso Sud-occidentale (Porta Trinmphalis) della struttura dell’Anfiteatro.

 Quest’area, già interessata da scavi a partire dagli anni Settanta, e successivamente da interventi per la sistemazione della gradinata sul lato sud orientale della media cavea, e per l’impianto di illuminazione, aveva restituito un tratto di mura di fortificazione, successivamente in parte inglobato nell’anfiteatro, e strutture successive annesse al monumento.

La campagna di scavo del DISPAC, con l’apertura di un saggio di verifica più ampio, si è posta l’obiettivo di indagare la struttura precedentemente individuata, per precisarne eventuali fasi costruttive e di utilizzo, nonchè il suo rapporto topografico con l’Anfiteatro e con il centro urbano.

Le attività di scavo e documentazione hanno permesso di esprimere alcune considerazioni preliminari che aggiungono nuovi elementi sia per la ricostruzione delle fasi dell’anfiteatro, sia per delineare il suo rapporto con il circuito murario della città antica.  In particolare sono state chiarite le fasi della struttura in cementizio e opus incertum, connessa inizialmente al circuito murario della città antica, e successivamente interessata da nuove fasi di utilizzo. Uno dei piani di frequentazione della struttura ha infatti restituito un denario d’argento di L. Sempronius Pitio con testa elmata di Roma al dritto e i Dioscuri a cavallo al rovescio, databile al 148 a.C. che ne suggerisce un evidente termine post quem.

 Sono inoltre testimoniate almeno due fasi successive di riutilizzo del lungo muro, rifunzionalizzato al momento della costruzione dell’anfiteatro: ad esso infatti si addossa un importante condotto per il deflusso delle acque realizzato probabilmente contro terra, coperto al suo interno da uno strato di intonaco e foderato sul fondo da ciottoli di piccole e medie dimensioni, e successivamente una nuova struttura in cementizio, con faccia vista in reticolato, testimonianza di un nuovo assetto di recinzione e delimitazione dell’area dell’anfiteatro e di nuove strutture ad esso connesse.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBACT- Soprintendenza archeologica di Salerno Avellino
Direttore ScientificoEliana Mugione
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàEliana Mugione
Periodo di scavo2 Settembre 2019 - 27 Settembre 2020

isolato di età romana, che si sovrappone alle evidenze di abitato di età etrusco-sannitica.

Le indagini dell’Università degli Studi di Salerno si propongono di definire l’estensione verso nord-est dell’abitato romano e di indagare in maniera più estesa la fase etrusco-sannitica, verificando lo sviluppo in quest’area dell’impianto stradale. Particolarmente significativa è l’individuazione di un asse stradale caratterizzato da una successione di massicciate che dal II sec. a.C. rimontano almeno al IV sec. a.C. Ai lati della strada si sviluppano edifici della fase sannitica, che sono dismessi nel corso del III sec. a.C., quando il tracciato sembra sopravvivere in forma meno curata, inserito ormai in un contesto non più urbanizzato.

In collaborazione con Legambiente, il locale Museo Archeologico e il comune di Pontecagnano Faiano si organizzano visite allo scavo e presentazioni delle attività alla comunità.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoCollaborazione con Legambiente Pontecagnano – Circolo OcchiVerdi, che ha in gestione il Parco Archeologico
Direttore ScientificoCarmine Pellegrino
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàCarmine Pellegrino
Sito Webhttps://www.facebook.com/picentiaarchproject/
Inizio scavo2 Settembre 2019

Complesso archeologico con fasi dal I-II d. C. all’età paleocristiana, medievale e moderna 

La chiesa di S. Pietro a Corte viene fondata in età longobarda, nell’VIII secolo d.C., ad opera del principe Arechi II, che trasferisce la capitale della Longobardia minore da Benevento a Salerno. L’area di sedime della struttura religiosa era stata occupata in età romana da un edificio termale, riutilizzato poi nei primi secoli dell’età cristiana come luogo di culto e sepolcreto. La chiesa sorge nella zona detta già in età romana ad Curtim, con la funzione di cappella privata del principe ed è dedicata ai Santi Pietro e Paolo. 

I pilastri di fondazione della Cappella Palatina poggiano sul frigidarium delle terme romane, risalenti all’età flavia-traianeaIII secolo d.C., l’antico edificio aveva un’altezza di circa 13 metri ed era coperto da volte a botte e volte a crociera. L’ambiente era illuminato originariamente da grandi finestroni. Nei primi secoli dell’età cristiana, poi, l’edificio viene riutilizzato come aula religiosa, come testimoniano epigrafi databili dal V all’VIII secolo d.C.. Sotto il regno di Arechi viene realizzata la demolizione delle volte e la divisione dell’edificio termale in due sale separate da un setto murario. Al di sopra di esso si costruisce il solaio della Cappella palatina.

La chiesa presenta quindi quattro stratificazioni principali: l’edificio termale romano; l’ecclesia paleocristiana; la cappella di palazzo longobarda e infine il palazzo pubblico medievale. L’edificio, infatti, è stato sede delle riunioni del Parlamento nel corso del XIII secolo, ed in esso si teneva la cerimonia solenne del conferimento delle lauree della Scuola Medica Salernitana.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBAC
Sito Webhttp://ambientesa.beniculturali.it/BAP/?q=luoghi&luogo=Monumenti&provincia=Salerno&comune=&src=san%20pietro%20a%20corte&ID=9
Periodo di scavo1 Settembre 2019 - 30 Settembre 2019

Complesso archeologico con fasi dal II a. C. all’età paleocristiana, medievale e moderna  

Le indagini archeologiche nell’area della plebs di S. Maria oggi detta S. Marco a Rota, sita nella frazione Curteri. La chiesa costituisce la testimonianza più rilevante della Rota altomedievale. Nel catino absidale si conservano diversi cicli di affreschi, l’uno sovrapposto all’altro, databili tra il IX e l’XI secolo. S. Maria è ricordata per la prima volta nell’803 quando un atto di donazione venne rogato in atrio Sancte Marie1 di Rota. In seguito, nel l042, viene menzionata come plebs2. Nel 1985 fu aperto un saggio di scavo nella zona retrostante l’abside. L’indagine mostrò che la fondazione poggiava su uno strato di distruzione di età imperiale. Il piano di frequentazione altomedievale più antico esplorato corrisponde a quello relativo ad una sepoltura in lastroni di tufo, databile tra il VI e l’VIII secolo3. In una seconda fase, ad una quota più alta, furono realizzate altre sepolture in muratura o in piena terra. La stratificazione successiva giunge fino all’età sveva, quando si creò un altro livello di frequentazione. Sul paramento esterno dell’abside sono state evidenziati alcuni interventi di restauro nella muratura originaria in opus quadratum, cui erano addossati degli spessi strati di natura alluvionale4. Nella stratigrafia non vi è traccia di una cesura o una fase di distruzione corrispondente all’arrivo dei Longobardi, come riportato dalla tradizione storiografica, mentre la sequenza indica una continuità di vita dall’epoca romana fino al pieno Medioevo con materiali e tecniche costruttive di buon livello. Tutto ciò suggerisce che il centro gastaldale si sviluppò proprio in quest’area e lo stesso toponimo Curteri rappresenterebbe una indicazione in tal senso5. Attualmente la plebs è inglobata in una casa colonica ed è circondata da strutture agricole provvisorie (pollai, legnaia, porcilaia, depositi) che ne aumentano il degrado, come mostra la documentazione fotografica allegata. La pulizia della vegetazione infestante propedeutica ad un rilievo analitico degli elevati superstiti ha rivelato la presenza di numerose lastre di eternit, cosa che impone la necessità di una bonifica da parte di ditte specializzate prima di procedere con scavi nell’aula.

Sono stati aperti, pertanto, tre saggi (A, B, C) a ridosso dell’aia circolare, nella zona occidentale. È stata fissata una quota zero convenzionale sulla pavimentazione in asfalto dell’aia. Su tutti e tre i saggi sono stati individuati 3 strati (uuss 1, 2, 4,) costituiti da depositi alluvionali e sconvolgimenti dovuti ai lavori agricoli di epoca recente. Tali depositi terminano a circa 1,65 m dal piano di campagna.

All’esterno del cordolo dell’aia (usm 1M) che risulta successivo alla attuale pavimentazione in asfalto (4M) sono stati individuati tre piccoli contrafforti (uussmm 2M, 3M, 7M) che rislagono al primo impianto dell’aia. Al di sotto la situazione è risultata diversificata nei tre saggi suddetti.

1 CDC I, p. 6.

2 CDC V, p. 57. Per un inquadramento di S. Maria a Rota nel problema delle plebes in Campania cfr. PEDUTO 1999.

3 C. Lambert indica una datazione più vicina all’VIII secolo (LAMBERT 2003, pp. 35-36).

4 PEDUTO 1988, pp. 159-160.

5 PEDUTO 2003, pp. 889-890

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBAC
Sito Webhttp://ambientesa.beniculturali.it/BAP/?q=luoghi&luogo=Monumenti&provincia=Salerno&comune=&src=san%20pietro%20a%20corte&ID=9
Periodo di scavo1 Settembre 2019 - 30 Settembre 2019

Gli interventi di scavo in località Masseria Grasso hanno contribuito a chiarire ulteriormente la planimetria dell’impianto produttivo intercettato nelle precedenti campagne e a comprendere le variazioni dell’impianto attraverso il riconoscimento di più fasi edilizie. Lo scavo ha inoltre permesso di valutare con maggior precisione l’articolazione delle fasi di età sannitica di questo settore, con dati che confermano l’esistenza di una fortificazione ad aggere in blocchi di tufo giallo.

Nel dettaglio, è stata intercettata una terza fornace non ipogea, di cui si conserva il piano della camera di combustione e resti dei muri perimetrali, posti all’interno del complesso artigianale adibito alla produzione di ceramica a pareti sottili tra l’età augusteo-tiberiana e l’età flavia. L’analisi delle strutture e delle tecniche costruttive in rapporto con i dati stratigrafici relativi ai piani di calpestio hanno permesso di ridefinire le fasi edilizie dell’edificio anche in rapporto al funzionamento degli apprestamenti produttivi. Con la costruzione della fornace 1, l’edificio è caratterizzato da una serie di muri in tegole e ciottoloni di calcare e arenaria, conservati quasi solo in fondazione. Successivamente, forse in concomitanza con la costruzione della fornace 3, la struttura viene modificata, con l’inglobamento dei muri più antichi e la costruzione di un muro perimetrale in tegole e malta di terra con profonde fondazioni, lungo il quale si affacciano una serie di ambienti. In seguito, la fornace 3 è smantellata per far posto allo scivolo della fornace 2, in un momento in cui si assiste alla costruzione di una serie di pilastri e muri in malta di calce e tegole. Per questo periodo è possibile ipotizzare il funzionamento in contemporanea delle fornaci 1 e 2. Segue, infine, la fase di dismissione dell’edificio, con l’obliterazione degli apprestamenti produttivi con materiale edile e scarti di lavorazione.

Sono stati riscontati anche nuovi indizi per le fasi più antiche, precedenti il complesso produttivo. Lo scavo ha permesso di comprendere come le fondazioni dell’edificio sfruttino delle preesistenze conservate pressoché in negativo: i piani pavimentali colmano una profonda fossa concava (ampia 6-7m) che attraversa longitudinalmente lo scavo, alla quale si dispone parallelamente una trincea ampia 1,10m e individuata per un totale di 40m, prodotta dalla spoliazione di un muro in opera quadrata. Di esso restano in situ alcuni blocchi di tufo giallo a mo’ di contrafforti o spine all’interno di lobi che si dispongono modularmente lungo il taglio. Spunti di riflessione emergono dalle anomalie riscontrate dalle foto aeree e dalle prospezioni geofisiche: markers lineari (circa 100m) si leggono in prosecuzione della trincea e della fossa. All’altezza del passaggio della Via Appia, l’interruzione delle anomalie lascia il posto ad una traccia riconducibile ad una significativa struttura, verosimilmente nel punto di uscita della via consolare dall’abitato di Nuceriola. La distanza tra trincea e fossa (2-3m), il profilo e la profondità raggiunta da quest’ultima (almeno 2,5m, riconosciuta in due trincee di scavo), la tipologia costruttiva dell’originaria struttura in opera quadrata, lasciano ipotizzare l’esistenza di un muro ad aggere con fossato a difesa del fronte meridionale dell’insediamento. L’assenza di dati cronologici certi lascia aperte le considerazioni su un sistema difensivo connesso al periodo della colonia latina di Benevento (268 a. C., con specifici confronti con le fortificazioni cittadine in località Cellarulo) o, più suggestivamente, all’occupazione di epoca sannitica.

Infine, in questa porzione periferica dell’insediamento antico è emersa una struttura circolare con ghiera in blocchi di calcare e fondo in bipedali e tegole. L’apprestamento risulta al momento isolato e di difficile interpretazione: sebbene sembra intendersi come una base per la messa in posa della meta di una macina di tipo pompeiano, non è tuttavia da escludere che possa essere riconducibile ad uno dei tanti elementi utili alla lavorazione dell’argilla e alla produzione delle pareti sottili, oppure alla porzione inferiore di una fossa granaria.

Le campagne di survey archeologico a carattere sistematico, tematico e per siti particolari hanno portato alla formulazione di ipotesi circa il percorso della via Appia Antica e alla costruzione di un quadro ampio di conoscenze del tessuto insediativo e del popolamento in età preistorica e storica, con particolare attenzione alle dinamiche occorse tra l'età coloniale e la tarda antichità. Associato al riconoscimento delle evidenze archeologiche, lo studio archeomorfologico ha permesso di individuare quei fenomeni di lunga durata che concorrono all'organizzazione dello spazio rurale strettamente connesso alle esigenze sociali e politiche. Alcuni interventi con volo drone hanno permesso di produrre rilievi e, soprattutto, di portare avanti le attività di fotointerpretazione già avviate negli anni precedenti. Uno dei voli, effettuato durante il processo di maturazione del frumento, ha consentito il rilevamento di numerose anomalie, che si concentrano a circa 250m dall’area artigianale, nel settore Nord dell’insediamento di Nuceriola. Si tratta di tracce riconducibili a isolati con, all’interno, una complessa articolazione, con ambienti, muri e aree aperte. Un ulteriore volo drone è stato effettuato a Centofontane, dove uno scavo della Soprintendenza nel 2007 aveva portato alla luce i resti di una chiesetta e tombe tardoantiche, insieme a poderosi strati di materiale di IV-III sec. a.C. pertinenti ad un’area sacra. Le anomalie riscontrate riconducono alle strutture della chiesa e alle tombe, mentre sono emerse una serie di tracce regolari, puntuali e lineari, che fanno pensare ad elementi antropici consistenti, da sottoporre ad ulteriori indagini diagnostiche.  

L’insieme dei dati emersi dalle indagini infrasite e dalle ricerche territoriali hanno consentito quindi definire un quadro insediativo del contesto per il quale è stato possibile delineare alcune considerazioni sugli aspetti della viabilità e delle infrastrutture agrarie, sul rapporto tra popolamento e campagna, sulle trasformazioni occorse nel tempo.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoConvenzione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Caserta e Benevento, con specifico protocollo aggiuntivo per ricognizioni di superficie e indagini non invasive territoriali – n. prot. MiBAC|MiBAC_SABAP-C
Direttore ScientificoAlfonso Santoriello
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàAlfonso Santoriello
PremiPresentazione del progetto Ancient Appia Landscapes come Best practice in materia di rigenerazione urbana e rurale e di cultura e innovazione presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari, il 24 maggio 2019, nell’ambito delle attività della Fondazione Ampioraggio “L’ecosistema italiano per l’innovazione”.
PartnerConvenzione con Rete dei Comuni della Via Appia Regina Viarum; convenzione con Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Caserta e Benevento; IMAA-CNR di Tito Scalo (PZ); DICiv, Università degli Studi di Salerno; DIFARMA, Università degli Studi di Salerno; GeoGisLab dell’Università del Molise; Dipartimento di Scienze e Tecnologie (Università del Sannio)
Sito Webhttp://www.aalproject.eu/
Periodo di scavo7 Agosto 2019 - 7 Agosto 2019

STUDIO DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO DELLA CITTà DI FESTOS

 

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMINISTERO GRECO DELLA CULTURA
Direttore ScientificoFausto Longo
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàFausto Longo
PremiRISALTO SULLA STAMPA ON LINE, CARTACEA E SULLE TV INTERNAZIONALI
PartnerSCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE
Sito Webhttps://www.festos.eu/
Periodo di scavo24 Luglio 2019 - 14 Agosto 2019

Area archeologica delimitata alla parte alta della collina del Palazzo dove sono visibili resti delle fasi tardoneolitiche, resti del primo e del II palazzo minoico e strutture della fase greca.

Attività di studio, ricognizione e scavo archeologico. Nel 2019 l’attività è stata solo di studio.

 

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMinistero della Cultura Ellenico
Direttore ScientificoFausto Longo
Responsabile/Coordinatore dell'attivitàFausto Longo
PremiAIA (Archaeological Institute of America) Photo Contest 2019, nella categoria ‘Archaeological Landascapes’: https://www.archaeological.org/2019-photo-contest-winners/ AIA (Archaeological Institute of America) Photo Contest 2018, nella categoria ‘Field Life’ https://www.festos.eu/photo-contest-2018/
PartnerScuola Archeologica Italiana di AteneMinistero Greco della CulturaAssociazione Amici di Minosse e Radamanto
Sito Webhttps://www.festos.eu/
Periodo di scavo24 Luglio 2019 - 18 Agosto 2019

Scavo dell’avancorpo funerario e delle immediate adiacenze della chiesa altomedievale di Sant’Ambrogio alla Rienna – Comune di Montecorvino Rovella (SA), loc. Occiano.

 

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBAC
Periodo di scavo11 Luglio 2019 - 30 Settembre 2016

Abitato lucano (IV sec. a.C. – II sec. a.C.) 

Le indagini hanno interessato un settore del Parco Archeologico di Caselle in Pittari, nell’ambito del  quale risulta fruibile una porzione dell’abitato in cui ricadono cinque edifici, di cui tre di ampie dimensioni, e una rete stradale costituita al momento da una grande arteria che corre in direzione nord/sud, a cui si collegano assi stradali di dimensioni minori in senso est/ovest.

Le indagini dell’Università degli Studi di Salerno si propongono di ampliare le conoscenze dell’abitato lucano e comprenderne l’organizzazione spaziale. Pertanto sono proseguite le indagini della Casa con il cortile basolato a cui planimetria  e lo stato di conservazione ne fanno uno degli Edifici più significativi e di cui va compresa la funzione specifica.  Ai fini della comprensione dell’impianto planimetrico dell’abitato, sono stati impiantati due saggi finalizzati alla puntualizzazione del reticolato stradale.

Facebook https://www.facebook.com/CaselleinPittariArcheologia

Istagram https://www.caselleinpittari_archproject”.

StrutturaDipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC
SoggettoMIBAC
Sito Webhttps://www.instagram.com/caselleinpittari_archproject/
Periodo di scavo1 Luglio 2019 - 25 Luglio 2019